URBS PICTA x MAG/ARTE
Anna Ulivi e Chiara Ventura - Radicamento di un ibrido
Francesco Bernabè - Il barone rampante
ABLAKH aka Mattia Bonomi - PLANTS FE∃LING
20 – 24 agosto 2019
Villa Romani, Sona (VR)
Per l’11^ edizione di MAG FESTIVAL – Musica Arte Giovane, Urbs Picta ha selezionato – attraverso una call for artists – 3 progetti che variamente intercettano il mondo delle arti performative e che dimostrano una serrata relazione con il luogo e con il contesto specifico: il bosco di Villa Romani a Sona, location del festival, richiedeva l’elaborazione di un progetto che mettesse in relazione la pratica artistica con lo spazio naturalistico; la vocazione primaria di MAG alla musica spingeva in direzione di una contaminazione dei linguaggi. La giuria, composta da Roberto Melchiori – fondatore di MAG, Jessica Bianchera – curatrice indipendente e presidente di Urbs Picta, Ivan Manara – responsabile Ufficio Comunicazione Integrata e docente IUSVE, Tommaso Stanizzi - pubblicista e collaboratore di Pantheon Magazine, Giovanni Bagnara – graphic designer e Sindi Karaj – assistente curatoriale e collaboratrice Urbs Picta, ha così prediletto lavori che rispondessero a queste connaturate esigenze scegliendo i progetti dei giovanissimi: Anna Ulivi (1998) e Chiara Ventura (1997), Francesco Bernabè (1995), ABLAKH aka Mattia Bonomi (1991).
Radicamento di un ibrido di Ulivi e Ventura è un’azione performativa che riesplorando pratiche estreme care ad artisti storici come Giuseppe Penone o il duo Abramović /Ulay, ragiona sul rapporto uomo-natura stabilendo tra i due elementi un rapporto di mutua necessità. Per 3 ore al giorno, durante tutto il Festival, le due artiste resteranno in piedi, una di fronte all’altra, all’interno di una cassa piena di terriccio fertilizzato indossando quello che le stesse definiscono “l’indumento performativo”: un capo di tela juta con inserti in fibra di cocco e semi di lenticchia che in un continuo scambio tra l’umano e il naturale opererà un lento processo di ibridazione dei corpi. Il barone rampante di Bernabè si rifà, invece, attraverso l’evidente spunto letterario, all’idea di abitare il mondo: come Cosimo Piovasco di Rondò, il protagonista del romanzo calviniano, l’artista si pone sulla cima di un albero dentro un’amaca portando con sé quelli che ritiene essere i “suoi” oggetti. L’amaca diventa la sua casa e contemporaneamente un mezzo per cambiare punto di vista. Uscendo dal piano abituale Bernabè intende instaurare un dialogo diretto sia con la natura sia con lo spettatore. “Un modo di porsi tanto vecchio quanto nuovo: come la scimmia è scesa dagli alberi per farsi uomo, l’uomo ritorna sull’albero per sentirsi uomo libero, nella bramosia di recuperare un contatto tanto infantile quanto adulto” (F. B.). Con PLANTS FE∃LING, infine, ABLAKH aka Mattia Bonomi crea scenari sonori tramite la conversione di biodata emessi dalle diverse piante: un’azione performativa che fa della contaminazione dei linguaggi l’essenza stessa del lavoro e che dialoga con l’ambiente naturale con una forza quasi maieutica.
Jessica Bianchera
“Mettere radici,
quindi:
radicarsi,
ambientarsi,
crescere,
diffondersi,
espandersi.
In una diversa condizione,
mutamenti,
alterazioni,
ibridazioni di costume
di azioni
di atteggiamenti
di gesti
di linguaggio;
rivelano il radicamento, profondo inserimento,
di nuove concezioni di essere e di esistere
nella Natura”.
Anna Ulivi
“Divento concime, restituendo la perdita di fertilità subita dal terreno e dall’ambiente in un ibrido paradossale tra Uomo e Natura. Do gli alimenti/le sostanze necessarie per garantire la vita, cioè la crescita, lo sviluppo e le funzioni e attività proprie di un corpo riproduttivo (un seme), attraverso il mio corpo riproduttivo. Io stessa divento il nutriente per il terreno (Madre Natura). Piantando(mi) cerco il massimo del contatto possibile con la natura (Natura Naturata). Alimento un sentimento essendo alimento per Altro, mettendo radici ad altre radici e nel contempo recuperandole. Mi pianto in un nuovo terreno e fungo da nutriente per le piante limitrofe (dando Altra terra, fertile) e per il terreno stesso tramite una Coltivazione (agricola e sentimentale). Io torno ad essere natura, torno ad Essere coltivando(mi). Curo il terreno ed il mio distacco nei suoi confronti; conservo/aumento la produttività del terreno dando(mi) ad esso”.
Chiara Ventura
Rifacendomi ad uno dei maggiori romanzi della letteratura italiana, Il barone rampante di Italo Calvino, come il protagonista, Cosimo di Rondò, mi pongo sulla cima di un albero dentro un’amaca, abitandola. L’amaca diventa la mia casa; porto con me quelli che ritengo i Miei oggetti. Cambio punto di vista, esco dal piano abituale. Non è un atto di esclusione e misantropia, è l’opportunità di instaurare un dialogo con la natura e quindi anche con lo spettatore, con cui voglio interagire. Un modo di porsi vecchio quanto nuovo: come la scimmia è scesa dagli alberi per farsi uomo, l’uomo ritorna sull’albero per sentirsi uomo libero, nella bramosia di recuperare un contatto tanto infantile quanto adulto.
“- Non cambierò mai idea, - fece dal ramo.
- Ti farò vedere io, appena scendi! -
- E io non scenderò più! -
E mantenne la parola”
Italo Calvino, Il barone rampante
“Le piante hanno una vera e propria ‘personalità’. PLANTS FE∃LING propone scenari sonori tramite la conversione di biodata emessi dalle diverse piante”.
ABLAKH aka Mattia Bonomi
Associazione Culturale Urbs Picta
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