La manos del tiempo | Le Mani del Tempo

Teatro Independente El Pulmón (Argentina)
di Carlos Maria Alsina
con Federico Cerisola, Mariana Alsina, Bianca Bassi
musica Mauricio Martinez Zuccardi
regia Carlos Maria Alsina

Nello spazio ambiguo della memoria, si incontrano due personaggi, che molto tempo prima hanno condiviso un periodo della loro vita. Si tratta di un anziano e di una giovane donna. L’uomo, nel passato è stato il compagno della madre della giovane (che a quel tempo era una bambina) e le ha insegnato tra le altre cose, a scrivere e l’ha stimolata a seguire le sue passioni , il disegno e la pittura. Sono passati trent’anni e non si sono più rivisti.
In un momento importante della vita dell’anziano, la giovane si “presenta” con una proposta: disegnare insieme le mani di Dio. “Come saranno? – chiede – Rugose? Delicate? Come quelle di un giudice? Saranno come le mani di un contadino? O quelle di un intellettuale? O forse come quelle di un matematico? O di un vasaio? Avrà delle linee sul palmo delle mani?” A partire da queso, entrambi i personaggi giocano poeticamente,riflettendo sulla vita, la morte, l’amore, la solitudine, l’arte, la vecchiaia, la giovinezza, il passare del tempo, la poesia, ecc.
I cambiamenti nelle relazioni umane, hanno generato importanti trasformazioni nella tradizionale struttura familiare. Oggi sono moltissimi i casi di cosiddette “famiglie allargate”. Questa opera riflette su queste situazioni e cerca di farlo con delicatezza, ironia e poesia. Gli antecedenti di questa opera, la cinquantaseiesima della produzione drammaturgica di Carlos Maria Alsina, si ritrovano In “Aspettando il Lunedi”, Dall’impalcatura”, “Per le fessure del vento”, “Il passaggio”, ”L’ultimo silenzio”, “ La rivelazione”, ecc., testi che cercano di esprimere un’ intimità poetica e che hanno avuto un buon successo in tanti paesi.
“Le Mani del Tempo” è la trentunesima produzione del Teatro Independente “El Pulmón”, inaugurato il 29 novembre 2002, a San Miguel di Tucumán, Repubblica Argentina.

Las manos del tiempo” es una pieza teatral sensible, conmovedora, con fuerte carga
poética y mucho humor, que habla fundamentalmente de la importancia del encuentro.
“Quizás la vida sea el arte de saberse encontrar con el otro.” dice su autor. La obra rescata la trascendencia de ciertos vínculos entre personas unidas entre sí, no necesariamente por lazos de sangre o por la cantidad de tiempo compartido; y reflexiona con delicadeza sobre las profundas transformaciones en la tradicional estructura familiar que vivimos en la actualidad.
Un anciano acomoda papeles en su escritorio. Una joven, de unos treinta y cinco años, sentada frente a un caballete de dibujo, intenta diseñar algo en un papel. El ambiente que los envuelve es brumoso, onírico, como esos recovecos de la memoria en donde el tiempo y el espacio se mezclan sin mucha lógica. El viejo se sorprende con la presencia de la muchacha, a quien no ve hace treinta años. Durante su niñez han compartido un corto pero intenso período de sus vidas. Él le ha enseñado a escribir y a dibujar mientras fue la pareja de su madre. Ahora, ella trae una propuesta inquietante: que dibujen juntos las manos de Dios. A partir de ésta, juegan y ahondan en temas universales como el paso del tiempo, el amor, la soledad, el arte, la realización personal, el éxito y el fracaso, la existencia de Dios. El reencuentro de estos personajes, en este lugar y tiempo ambiguos, plantea un enigma: ¿Se habrán unido ahora a través de la imaginación de ambos, o tal vez, uno de ellos ha convocado al otro hacia su propia fantasía?¿Quién imaginará a quién?

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