pastaporto

Cos’eri prima del viaggio e cosa sei dopo. Non cosa metti in valigia per andare ma cosa ci metti tornando. l viaggio come apertura mentale, fucina di idee e stimolo al cambiamento. Pastaporto è una finestra su Verona, da cui potrai parlare direttamente alla città di cambiamento, indicare la via, arricchirla della tua esperienza. Perché chi viaggia e poi torna, è e deve essere gli occhi della propria città sul mondo.

Questa rubrica è offerta da Lazzarini Pneusservice srl.

Carlo Marini

Capo Nord, Norvegia.

Premessa: un paio di inverni fa a Verona, nel solito sabato sera nel solito bar, prima di tornare a casa col solito amaro in bocca ad aggiungere la serata alla lista delle occasioni perse, con una geniale intuizione venne lanciata una provocazione tra amici. Un paio di estati fa, dopo mesi passati a sognare ad occhi aperti, in compagnia di 4 incoscienti compagni d’avventura abbiamo preso un furgoncino al noleggio di Corso Milano e ci abbiamo vissuto dentro per un mesetto, girando on the road per la Scandinavia. L’obiettivo (raggiunto) era risalire tutta la Norvegia fino a dove, alla fine del mondo, la strada finisce. E in Norvegia la strada finisce a Capo Nord, l’ultimissimo pezzettino d’Europa prima dell’Artico, un posto che prima avevo visto in decine di foto e di racconti di viaggio. E un posto per cui sentivo di avere una certa affinità, dato che già i fratelli di mia nonna ci erano pionieristicamente andati nel lontano 1955, in sella a tre motorini Ceccato a rullo, al cui confronto un normale Scarabeo di oggi pare un transatlantico di lusso. Trasformandosi così (i fratelli) nelle leggende di famiglia.

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Il poco tempo a disposizione e le siderali distanze da percorrere ci costringevano a maratone di guida di 8-9 ore al giorno, dove per ammazzare il tempo si passava con disinvoltura dalle partite a briscola alle discussioni spirituali, dalle barzellette all’ asciugatura dei calzini fuori dal finestrino, per arrivare, nei momenti di tragica stanchezza, al “Ditemi tutti gli animali con la T” e alle gare di rutti.

Descrivere tutto è impossibile, e ad esser sincero dopo anni ancora le parole faticano a venire. Riesco però a riassumere in qualche piccolo flash un’inedita to-do/don’t-list per aspiranti (veronesi) viaggiatori artici.

 

Cose da non fare

 

* Vizi: in paesi dove mediamente una latta di birra costa 7€, un hamburger 20 e una stanza d’albergo 60, a meno che non siate particolarmente forniti di pila dovrete necessariamente mettere da parte gusti personali, lievi intolleranze alimentari e brutti ricordi delle suore dell’asilo; la velocità con cui vedrete dimagrire il vostro budget vi richiamerà a una sola parola d’ordine: risparmio.

 

* Camping in-the-forest: è avventuroso e poetico (oltre che legalmente consentito), tuttavia a differenza della vecchia Lessinia qui d’estate i prati, che d’inverno sono sotto 2 metri di neve, rimangono sempre dei mezzi acquitrini, col risultato di imbarcare zanzare e rane in tenda quando va bene, e ritrovarsi tende cuscini e sacchi a pelo impregnati d’acqua nel caso standard. Aria marcia in furgone inclusa nel prezzo.

 

* Camping on-the-beach: è molto avventuroso e molto poetico (a occhio e croce consentito pure questo), è tuttavia consigliabile scegliere con cura dove piantare la tenda, per evitare che (come successo a qualcuno a caso) un migliaio di gabbiani per difendere il loro nido passino la notte a giocare a battaglia navale. Le tende non sono affondate ma colpite sì, al 100%.

 

* Cibo tipico: estasiati dalla magia della folla e dei colori del mercato di Bergen ci siamo fatti convincere da una ragazza a provare la carne di Balena sotto sale. La sensazione è quella di un pugno in bocca seguito da una gran premio di cinghiali. Per certe cose bisogna nascerci.

E’ stato un viaggio fantastico, quindi le cose da non fare sono per forza poche, sono un po’ di più invece le cose che si devono assolutamente fare, e proprio per loro e perché sono tante è già pronto un episodio II.