Questa non è una rubrica scritta da un Salmone schizofrenico, ma da noi: Sofia e Lorenzo, fratelli di lunga data che amano fare spesso e volentieri, da soli o in compagnia, qualche bracciata controcorrente. Da sempre animiamo i nostri incontri con discussioni più o meno accese. Così, anche i nostri articoli sono concepiti (oltre che ispirati) dal confronto che abbiamo sui temi più scottanti della (nostra) vita veronese. Il risultato è che, una volta messo nero su bianco, l’articolo prende naturalmente la forma di un dialogo, dove esprimiamo le nostre opinioni cercando di superare l’ottica del b(r)anco, non tanto evitando di avere preconcetti, ma quantomeno con la disponibilità a cambiarli. Questo è CRUDITÉ – opinioni che spaccano, ma ora vogliamo sapere come la pensi tu! Fallo con un commento qui sotto o su tutti i social di Salmon Magazine.


La scorsa settimana l’asilo nido di mia figlia ha indetto una riunione, nessuna anticipazione del tema in discussione, ma tanta la curiosità da parte mia, ai primi contatti con il mondo della scuola nei panni del neo genitore. Seduti in cerchio su piccolissime seggiole, le educatrici ci svelano il motivo della convocazione: un gruppo di genitori ha chiesto che fossero realizzati e distribuiti dei video che riprendessero diversi momenti della giornata del proprio figlio all’interno dell’ambiente educativo.

La risposta, decisa ma motivata, per farla breve, è stata NO.

È a questo punto che gli animi si sono riscaldati, e il papà portavoce dei richiedenti il video ha insinuato della malafede nelle intenzioni delle educatrici.

No, scusa, aspetta, ma del tipo: “AAAH ma allora avete qualcosa da nascondere!? Non ci volete dare il video dei nostri figli? Bene, allora vogliamo telecamere dappertutto, e, già che ci siamo, anche una cabina di regia al posto della nursery”.

Esatto, una cosa del genere!

La motivazione principale addotta è che il piano educativo scelto predilige, come ricordo dell’esperienza del nido, fotografie stampate su di un quadernino che i genitori iniziano a creare all’inizio dell’anno e le educatrici completano a fine anno con il percorso del bambino.  Inoltre, non si vuole sottrarre tempo ad altri progetti come “vivere il giardino”, considerati educativamente più importanti.

Senza dimenticare che  la macchina fotografica (o cellulare) condizionerebbe l’umore ed il comportamento dei bambini e non li coglierebbe in un atteggiamento naturale e veritiero.

Però, pensiamo a com’è ormai il rapporto degli adulti con i bambini piccoli. Se io ti chiedessi di darmi il tuo telefono adesso, quante foto e video troverei di tua figlia (che tra l’altro è anche mia nipote, per cui non sono da meno)? Oppure sarebbe sufficiente cercare #baby o simili su Instagram… ciò non rende la pretesa di quei genitori più condivisibile, ma non potremmo dire che l’idea in sé sia quantomeno legittima? Non fosse altro che per l’abitudine dilagante di archiviare ogni piccolo istante della vita di ste creature…

Forse sì, è una richiesta legittima ma io comunque mi chiedo: rifiutare un no (motivato) da parte di una pedagoga professionista è nell’interesse del piccolo, o siamo – forse inconsciamente- condizionati dalla volontà di poter avere tutto a portata di mano (o di social) anche a rischio di mettere in dubbio la trasparenza e disponibilità di chi cresce i nostri figli?

Allora io rilancio: cosa ci spinge sempre ad avere l’accusa in canna quando si tratta di giudicare il lavoro degli altri? Perché qualche volta non pazientiamo un attimo, cogliendo l’occasione per porre qualche domanda in più a noi stessi? O è proprio per evitare ciò che ci affrettiamo a puntare il dito?

Sono domande interessanti, magari un po’ scomode, soprattutto visto il clima vagamente surreale che ti assicuro si era creato durante la riunione. Non credo che i diretti interessati si siano posti questo genere di questioni…

Forse hai ragione. Infatti, mia cara Sofia, penso tu abbia sbagliato a schierarti, come mi sembra abbia fatto, con le educatrici: avresti fatto meglio a cominciare a sbraitare senza sosta “GIÙ LE MANI DAI NOSTRI FIGLI!” senza permettere più a nessuno di esprimere la propria opinione. Questo sì che è un atteggiamento che paga.


E voi, cosa ne pensate? Da che parte sareste stati? Fatecelo sapere lasciando un commento qui sotto, o sui i social, o scriveteci una mail, una lettera o uno striscione aereo. Quello che preferite, sapete dove trovarci… IN ADESE!