Giovedì, ore 15.00, in Biblioteca Civica (vedi evento )  si parlerà di una dimensione “alternativa” del gioco.

Un gruppo di matti ha deciso di portare a galla un underwater diverso da quello di cui parliamo di solito. Ma con il quale siamo pienamente allineati.

Tanto per cambiare abbiamo chattato un po’ anche con loro. Leggetevi quello che hanno da dire.

 

Salmon Lebon: Comincierei con un classico “presentati”. Al telefono tradivi un accento emiliano. Me lo sono sognato?

Mauro Vanetti: Sì, te lo sei sognato. 🙂 Sono Mauro Vanetti, l’unico nato a Pavia del Collettivo Senza Slot. O meglio: l’accento pavese assomiglia agli accenti emiliani. Ho 35 anni, di mestiere faccio il programmatore e da sempre mi interesso di politica. Senza voler fare il sociologo da strapazzo, abbiamo notato che la città stava ricollocandosi in una nicchia economica basata su alcuni elementi molto… discutibili: la speculazione edilizia, l’economia mafiosa (‘ndrangheta), il gioco d’azzardo liberalizzato.

Senza Slot

Salmon Lebon: wow!! Mi stai covincendo che Verona in realtà a Copacabana! Quindi…?

Mauro Vanetti: Diciamo che a me e ad altri, in particolare il mio amico Pietro Pace che ha avuto originariamente l’idea, è venuta voglia di fare qualcosa per contribuire al movimento di rifiuto della penetrazione del gioco d’azzardo liberalizzato nella città. Per questo motivo abbiamo fatto questo sito, www.senzaslot.it, per raccogliere segnalazioni di bar e caffetterie che non hanno le slot machine. Ce ne sono arrivate così tante, e da tutta Italia, che il sito sta cominciando ad avere problemi tecnici e infatti dovremo cambiarlo. Siamo intorno alle 2500 segnalazioni.

Salmon Lebon: Cosa segnalano?

Mauro Vanetti: Quei posti che resistono senza le macchinette mangiasoldi.  L’idea banale di partenza è questa: non vogliamo più prendere il caffé in luoghi che normalizzano la speculazione sulle spalle della povera gente.

Salmon Lebon: ah interessante, quindi segnalate i bar virtuosi! Dì la verità che ti sei bruciato un po’ di migliaia di euro con le slot machine e ti stai vendicando.

Mauro Vanetti: Per fortuna, nessuno di noi è un giocatore d’azzardo compulsivo, ma quelli che ci sono passati e si sono resi conto di cosa hanno subito qualche volta in effetti diventano dei “vendicatori”… Non so se hai visto il video di quel giocatore compulsivo che armato di ascia è andato a demolire una mezza dozzina di macchinette in un bar?

Salmon Lebon: Ah no, mi manca.

Mauro Vanetti: https://www.youtube.com/watch?v=v8cVO_ybHTo

Salmon Lebon: Però fammi capire una cosa. Il tutto è legale, giusto? Ed è risaputo che le macchine sono progettate per non perdere soldi.

Mauro Vanetti: Ebbene, sì. Questa è la prima domanda che ci hanno fatto ogni volta che siamo andati a parlarne in una scuola. I ragazzini non si sono ancora abituati all’idea che la legge possa essere così. Ovviamente, sono progettate per far vincere il banco. Addirittura, in Italia *per legge* devono restituire “almeno il 74%”, che tradotto in soldoni vuol dire che fanno perdere il 26%. Ma non è tutto qua. Come hanno dimostrato diversi studi neurologici, psicologici, sociali ecc. queste macchinette e tutto il sistema pubblicitario sono progettati coscientemente per far ammalare di gioco d’azzardo patologico. Il gioco d’azzardo compulsivo non è un “effetto collaterale”: è il core business.

Salmon Lebon: Che soluzioni vedi all’orizzonte?

Mauro Vanetti: Non deve essere ammesso fare lucro sul gioco d’azzardo di massa. Perché incentiva la ricerca di meccanismi sempre più patogeni. In questo contesto ha molta importanza la promozione pubblica del gioco sano e intelligente.

Chiaro che è una battaglia difficile perché stiamo dicendo che bisognerebbe non solo colpire dei privati che fanno molti profitti e sono molto potenti ma anche che bisognerebbe togliere allo Stato una fonte di entrate e costringerlo invece a *spendere di più* per promuovere il gioco.

Salmon Lebon: E naturalmente la criminalità organizzata ci si è buttata a capofitto.

Mauro Vanetti: Sì, perlomeno questo è quanto ha scritto la Direzione Investigativa Antimafia.

Salmon Lebon: Belllo bello bello. Belle prospettive. Concretamente, cosa fare? Cosa intendete fare?

Mauro Vanetti: Per ora abbiamo fatto una mappa online, un blog con le nostre riflessioni, una manifestazione a Pavia il 18 maggio scorso, un libro (“Vivere senza slot”) e una trentina di presentazioni del libro in tutta Italia. Si sta creando una rete. Noi siamo convinti che sorgerà un movimento popolare vasto per abolire la liberalizzazione dei giochi d’azzardo.

Salmon Lebon: Ma è il proibizionismo la strada?

Mauro Vanetti: Secondo noi no, perchè favorisce la creazione di un mercato  clandestino. Inoltre è culturalmente nocivo perché lancia un messaggio esclusivamente negativo e in qualche modo “contro le tentazioni e i vizi”. Noi pensiamo che lo Stato debba stroncare il mercato sia legale sia clandestino affiancando alla giusta repressione di questo business la creazione di spazi alternativi dove si possa praticare il gioco sano… e anche il gioco malsano

senza slot

Salmon Lebon: Dimmi… cosa ci fate al Tocatì?

Mauro Vanetti: Ci ha invitato Dario De Toffoli, un esperto di giochi, che sembra abbia apprezzato il nostro libro.

Salmon Lebon: …ma del libro non mi hai detto nulla!

Mauro Vanetti: Ah giusto! Abbiamo scritto questo libro in quattro l’estate scorsa. Si chiama “Vivere senza slot. Storie sul gioco d’azzardo tra ossessione e resistenza”. Ci hanno aiutato anche altri come Alessandro Villari e Luca Casarotti, quest’ultimo è ormai parte integrante del Collettivo. Sono molte piccole storie autobiografiche che raccontano cosa abbiamo combinato e cosa abbiamo imparato su questo argomento.

Salmon Lebon: Autobiografie ? Di chi?

Mauro Vanetti: Nostre, o meglio: di quel che ha fatto il Collettivo nel corso del 2013.  Spesso si tratta di incontri, con persone che hanno vissuto il problema o che lottano per risolverlo e qualche volta anche… che lottano per non risolverlo. Per esempio il libro si apre con un incontro sgradevole: quello tra noi e la lobby dell’azzardo, che sta cercando di portarci in tribunale..

Salmon Lebon: …a titolo personale, qual è il gioco della tua infanzia? C’è un gioco do strada particolare?

Mauro Vanetti: Palla prigioniera!! Ho provato a rigiocarci da adulto, in università, nei corridoi del collegio.

Salmon Lebon: E da quando ti interessi di azzardopatia?

Mauro Vanetti: Dall’anno scorso.

Salmon Lebon: ah è recentissimo. Perché uno ci finisce dentro?

Mauro Vanetti: Di solito all’inizio è un miscuglio di curiosità, noia e illusione di poter guadagnare qualcosina. Molti terapeuti e molti malati ci hanno raccontato che l’innesco della dipendenza è quasi sempre in seguito a una vincita. Si comincia a pensare che si può vincere ancora, oppure che è un passatempo innocuo perché un po’ vinci e un po’ perdi, oppure si fanno sragionamenti del tipo “Questi soldi li ho vinti, quindi è come se non fossero miei, posso rigiocarmeli e al massimo mi rimetto a pari”. Ovviamente si inizia a perdere, tanto e allora inizia il meccanismo della “rincorsa” (catch up).

Salmon Lebon: …e da lì a farla diventare una “dipendenza”?

Mauro Vanetti: Diventa una dipendenza molto molto velocemente. Si dice che le slot machine sono “il crack dell’azzardo” nel senso che hanno un tempo rapidissimo di insorgenza della dipendenza, come fumare il crack apppunto.

Salmon Lebon: Il profilo del “giocatore” medio?

Mauro Vanetti: In generale ci sembra che a essere colpita sia soprattutto la classe operaia-impiegatizia o anche più in generale la “povera gente”. Molti immigrati, molti pensionati.

Salmon Lebon: Modi di uscirne?

Mauro Vanetti: Esistono terapeuti, comunità di aiuto, gruppi di auto.

Noi crediamo che il problema vada risolto soprattutto socialmente, prevenendolo e anche curandolo in modo collettivo.

Salmon Lebon: Quindi convincerai il Tocatì a impiantare anche un po’ di slot machine per gli anni prossimi e pagarsi il festival!?

Mauro Vanetti: Tipo il Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. Dopo che pezzi di mondo cattolico hanno chiesto di sospendere la sponsorizzazione hanno detto gli organizzatori che non potrebbero tenerlo senza i soldi di SISAL e Lottomatica. E’ una gran cosa che Tocatì con un’iniziativa del genere si “blindi” invece in senso no slot

Salmon Lebon: Ci sei mai stato al Tocatì?

Mauro Vanetti: No, è la prima volta.

Salmon Lebon: Come si svilupperà il vostro incontro?

Mauro Vanetti: Ci saremo noi, il ludologo e autore di giochi Dario De Toffoli,  diverse figure di spicco della UISP che ha un approccio simile al nostro nel contrapporre lo sport all’azzardo, alcuni politici che si sono dichiarati sensibili all’argomento (noi su questo siamo sempre moooolto scettici) e Maurizio Fiasco, un sociologo che ha scritto cose illuminanti sul tema.

Salmon Lebon: Porterete una slot machine da provare? O una slot machine sezionata per far vedere il funzionamento? O sviscerete i meandri del software per mostrarne la logica diabolica?

Mauro Vanetti: Non è una brutta idea, ma questa volta non lo faremo. Sarà per la prossima!

A proposito: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/13/giochi-al-tocati-di-verona-si-parla-anche-dellazzardo/1117894/

 

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