Spoiler: non sono il loro gruppo preferito.

Di chi stiamo parlando? Della fichissima band veronese Arctic Attack, tribute band degli inglesi Arctic Monkeys. Per chi non conoscesse il concetto, una tribute band non è una semplice cover band che fa brani di altri gruppi, ma è una band che si dedica unicamente ad un’altra band e fa cover solo di quella: nei casi più convinti i componenti si vestono, si atteggiano, cantano, suonano e parlano come l’originale.

Qui abbiamo Filippo (voce e prima chitarra), Arrigo (batteria), Anthony (seconda voce e chitarra) ed Elia (basso): età diverse fra loro, ma forse è proprio questo il mix che rende il cocktail perfetto.

Il fatto di avere esperienze e influenze diverse li rende in tutto e per tutto simili alla versatilità degli Arctic originali.

La scelta di una band come questa è dettata infatti dalla varietà di generi musicali esplorati di album in album, cominciando dal primo disco del 2006 What People Say I Am, That’s What I’m Not fino all’ultimo, uscito il 21 Ottobre del 2022, The Car. Si tratta di guizzare da generi come il rock al pop, per poi passare al Rythm & Blues.

«Se crei una tribute band dei Queen, devi essere come loro. Non c’è niente da fare. Il bello del nostro gruppo è che non ci impegnamo nel somigliargli, la musica parla da sé. È più importante una somiglianza musicale che visiva» ci dicono.

Ed è proprio così. Stando alla versatilità di una band come gli Arctic Monkeys, si nota perfettamente come attraggano vasti e vari ascoltatori anche in termini di età, proprio come è accaduto con il pubblico presente alle esibizioni degli Arctic Attack, ad esempio all’evento Britwall ma anche al Mura Festival dove sono riusciti a far cantare, ballare e divertire letteralmente CHIUNQUE.

Come non prendersi una birra con loro per metterli un po’ sotto la lente di ingrandimento? Anche perché sono freschi-freschi: suonano insieme da soli due anni.

Perché proprio loro? Come nasce l’idea?

F: Ho pensato: “C***o, fighi gli Arctic Monkeys. Perché non fare una cover band?” Così l’ex bassista che avevamo mi ha seguito a ruota e poi abbiamo messo un annuncio su Facebook. Abbiamo trovato così la seconda chitarra e la batteria.

A: La parte migliore è quando ci chiamano appositamente per suonare. Finalmente in scaletta abbiamo tutto il repertorio, dal primo all’ultimo album. Anzi, ci manca solo l’ultimo. Un’altra idea a cui abbiamo pensato è di fare set in acustico, in ambienti più intimi, al chiuso e suggestivi.

Un fun-fact che ci hanno raccontato è la storia degli occhiali blu.

Abbiamo notato che il cantante ha sempre su un paio di occhiali con le lenti blu quando suonate live, è casuale o è una qualche specie di porta fortuna?

F: Li ha trovati mia madre per terra in un parco, a Verona. Non hanno neanche la stanghetta centrale. Si mantengono su solo grazie al mio naso chilometrico. Alex Turner ha degli occhiali da sole color ambra, io ho questi.

Ha poi girato la storia a suo favore dicendo che, essendo blu, ricordano il freddo, quindi l’artico…ma temiamo che semplicemente non voglia prendersene un altro paio.

E poi si è parlato di sushi.