di: Aurora Lezzi

 

 

Tra i musicisti made in Verona abbiamo avuto il piacere di conoscere Valentina e i regaz che suonano con lei per approfondire quello che è il suo progetto, La Ragazza dello Sputnik.

Ci accomodiamo nel nostro salotto, che in questo caso è il backstage del Factory, e ci godiamo questa nuova intervista fatta di racconti, risate e delucidazioni su come prendono vita le produzioni di chi fa musica. È sempre bello conoscere i retroscena.

Che ne dite? Cominciate con il presentarvi?

Io sono Valentina e loro sono Federico, Giorgio e Niccolò, miei musicisti e produttori.

Il mio progetto da solista, La ragazza dello Sputnik, nasce, cresce e si riproduce grazie a queste quattro menti. Originariamente il progetto si chiamava “V” e dovevamo suonare per La Verona Bene al MAG Festival qualche anno fa. Nicolò già suonava con me, finché non mi ha detto di aver conosciuto altri due musicisti molto bravi e che potevano fare al caso nostro. Quindi abbiamo fatto le prove, quel live lì e da cosa nasce cosa..abbiamo deciso di comporre dei pezzi assieme.

Scrivi i pezzi da sola?

Per ora sì, li scrivo io da sola, ma non escludo altre possibilità..poi li rivedo con Federico, anche lui autore. Diciamo che io scrivo musica e testo, poi passa tutto da loro e gli do libertà di riprendere melodie, armonie e a volte diventano tutt’altro ma rispettano comunque la natura del pezzo.

Avete già un vostro disco e delle date per suonare all’orizzonte?

È uscito un Ep a inizio 2021, Kiku. Poi c’è stata l’uscita del singolo Capirai che dà il via a un album che dovrebbe vedere la luce probabilmente all’inizio del prossimo anno.

Per delle date dove suonare, ci stiamo ancora lavorando, le stiamo cercando.

Posti più belli dove avete già suonato?

In realtà siamo usciti fuori in un periodo terrificante, ovvero durante pandemia, quindi abbiamo suonato pochissimo.. qualcosina qui a Verona l’abbiamo fatta. Siamo stati all’Altrove, L’Accademia, al Digital Music Fest, al Factory. Il primo singolo è uscito due giorni dopo il lockdown, dunque abbiamo trainato i singoli fino ad arrivare al 2021 nella speranza che cambiasse qualcosa ma è stato comunque un disastro come periodo. Facendo uscire sempre pezzi nuovi, abbiamo la speranza di trovare nuove realtà dove esibirci.

Quest’estate abbiamo suonato in formazione un po’ ridotta ma è capitato di fare dei live al Diluvio Festival in provincia di Brescia, al MURA Festival qui a Verona anche a Salerno, al Mac Fest.

Ci date una dritta su questo cambio nome? Come mai?

Prima il progetto si chiamava “V” perché, chiamandomi Valentina, non sapevo bene come chiamarmi e quindi è stata la prima bozza..

Il nome attuale, invece, è il titolo del mio libro preferito scritto da un autore giapponese, Haruki Murakami. Oltre ad essere un libro che amo particolarmente, racchiude anche un po’ l’elemento dello spazio e dell’universo, una cosa che mi ha sempre affascinato e interessato. Quindi ho voluto prendere tutto ciò che mi interessava, come la fascinazione dello spazio e dell’arte giapponese.                        

E per produrre, invece? Dove registrate?

È un home-recording, in realtà. Pian piano stiamo provando a far nascere una realtà grazie a Murato, un gruppo di produzione. Stiamo cercando di creare questo spazio, che appunto è una casa in campagna, che in futuro speriamo diventi qualcosa di più, e nella quale abbiamo prodotto il mio ultimo disco. C’è da dire anche che il mio genere si presta particolarmente a questo tipo di produzioni per via della componente elettronica.

Il bello della musica di oggi è che puoi farla a casa tua senza dover andare in posti incredibili, riuscendo comunque ad ottenere degli ottimi risultati.

Poco più di sei minuti di chiacchierata ci sono bastati per farci un’idea su chi, come, cosa e quando ma, nel caso vogliate scoprire e ascoltare il lavoro di questi idoli, trovate i loro pezzi su Spotify!