Un’ esperienza bellissima l’ho avuta qualche giorno fa, quando da Favara io e Ilaria siamo partite in macchina con Francesco Lipari al volante (architetto e direttore della Sou – scuola di architettura per bambini) per raggiungere Mazara del Vallo, un paesino sul mare, in provincia di Trapani. La nostra non è stata una classica gita turistica che mirava a visitare luoghi incantati ed assaggiare ricche pietanze locali, ma l’invito era quello di prendere parte ad una sorta di ‘indagine territoriale’ utile per lo sviluppo di un gran bel progetto che a breve vedremo sviluppato. Un gruppo di persone, si è riunito una domenica per decidere cosa fare di un’enorme cava di tufo  – detta così può sembrare una faccenda un pò noiosa, qualcosa come politica locale e organizzazione pubblica, ma al contrario, la giornata ha generato curiosi spunti di riflessione.
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 A Mazara del Vallo non esiste solo quella cava, c’è ne sono altre, molte,  tanto da poter pensare che la superficie del paese non sia solo quella segnalata da google map, ma che ne esista un’altra parte, più profonda, circa otto metri sotto la superficie del mare.
Io ovviamente prima di arrivare lì non lo sapevo, ma ora che ho scoperto un mondo, racconto a tutti che nel sottosuolo di Mazara esiste una città che inizia da un buco a cielo aperto e  si spinge fino dentro la terra. Percorrendo le gallerie si possono scoprire passaggi segreti, spazi vuoti creati dall’estrazione di tufo, aree inutilizzate, sconosciute, ma sopratutto sottovalutate. Come se la cittadina nascondesse un mondo sotterraneo dove si può camminare e, attraverso cunicoli, andare per esempio nella cava del vicino senza che nessuno se ne accorga e rubargli due frutti dall’agrumeto; oppure, da lì, si può arrivare al mare. Vi immaginate? camminare sotto terra, cunicolo dopo cunicolo, seguendo il profumo di salsedine, quindi sbucare dal sottosuolo e tuffarsi a volo d’angelo direttamente tra le onde che si increspano proprio sotto i vostri pedi. Non ho visto troppi film di Miyazaki, lo dico davvero, queste cave sono proprio preziose e piene di potenzialità.
 IMG_5779 Si chiama Periferica il progetto che vi darà la prova di quello che vi ho appena raccontato. Periferica lavora sul concetto di rigenerazione urbana, la struttura comprende una cava di tufo ed un ex asilo. Così si legge sul loro website, che vi invito a vistare:  ‘3000 mq di spazio dismesso al centro di un sistema di cave antiche: da qui stiamo partendo per stimolare nuovi processi che tutelino, o riattivino in forme sostenibili, un patrimonio inespresso. Dismessa da anni, vogliamo trasformarla in un parco culturale, un luogo d’incontro, aggregazione ed innovazione. Uno spazio verde e sempre in trasformazione, che possa ospitare, stimolare e supportare nuove iniziative sociali, culturali ed artistiche
Ecco dunque che in quella domenica, mentre si ragionava su come trasformare un grande buco per terra in un contenitore di emozioni aperto al pubblico, tra un’arancina fritta e l’altra, mi sono sentita bene, motivata, sapevo che pur essendo capitata lì quasi per caso, mi trovavo in mezzo a un processo creativo importante e dentro di me già mi figuravo la cava trasformata, rigenerata, in festa. Ovviamente il progetto esiste già, ed è pure molto consistente, infatti, i fondatori di Periferica, Paola  e Carlo con l’aiuto di altre persone altrettanto sensibili e facoltose metteranno in piedi un museo per tutelare e valorizzare il patrimonio storico e naturalistico delle antiche cave di Mazara. Periferica con il progetto Evocava è infatti vincitore del quarto bando nazionale Culturability, che mira a promuovere iniziative innovative nell’ambito della rigenerazione urbana ad alto impatto.
Inutile dire che se mai vi trovaste a passare da quelle zone, un tuffo in cava ve lo consiglio: potreste scoprire nuove strade sotterranee che vi conducono in chissà quale mondo – o mal che vada nella cava del vicino a gustare succulenti arance 🙂