Io la butto lì. Neanche il 12 maggio 1985, giorno dello storico scudettone targato Hellas, si era vista così tanta gente sfilare per le principali vie della città. E non erano nemmeno così colorati e festosi. Sabato pomeriggio il piazzale della Stazione era più intasato di un formicaio: e si sa che per le piccole formichine l’unione fa la forza. C’erano donne, uomini, bambini, anzianotti, salmoni da tutta Italia.

Photo credits: Rafael Alves

Quanti eravamo? Impossibile stimarlo con precisione: c’è chi tiene il braccino corto e dice 20 mila, c’è chi sull’onda dell’entusiasmo afferma di aver contato più di 100 mila manifestanti. Una cosa però è certa: quando la testa del corteo era già arrivata in Porta Vescovo, la coda del serpentone era ancora a sventolare bandiere in Porta Nuova! Bandiere rosa, gialle, rosse, arcobaleno: tutte contrapposte al mesto grigiore del fantomatico World Family Congress.

Photo credits: Rafael Alves

E insomma, dopo una giornata così, domenica mattina ho spulciato tutti i principali quotidiani nazionali in cerca di conferme, sia mai che mi ero sognato tutto: beh, il dubbio per un po’ mi è rimasto, perchè in effetti di titoloni sulla marea arcobaleno che ha sfilato per la città non ne ho trovati. Ma come è possibile? E tutti quegli striscioni, tutti quei volti cantanti, me li sono immaginati? No no, sul telefono le foto ce le ho tutte.

Da salmon reporter, obbligato per natura a nuotare controcorrente,  ho quindi pensato che toccasse a noi rendere merito e visibilità ai tanti che hanno partecipato al corteo Transfemminista di sabato pomeriggio (Il corteo sono comunque riuscito a percorrerlo nel verso giusto, non era scontato).

Photo Credits: Rafael Alves

Com’è noto e arcinoto, si è tenuto lo scorso weekend in Gran Guardia la discutibile kermesse, promossa dal caro concittadino e ministro della famiglia Lorenzo Fontana, incentrata sul tema della famiglia tradizionale: i relatori erano i più disparati, dal Capitan Matteo alla nigeriana Theresa Okafor, dall’ortodosso Smirnov all’ugandese Lucy Akello, passando non si sa bene come per l’ex calciatore di Chievo e Juventus Nicola Legrottaglie (???). Citando gli amici di Lercio, mancava solo che a parlare salisse sul palco pure un bel feto. La squadra costruita dal Fontana era tosta, ostica da affrontare, Legrottaglie nel suo intervento ha insegnato a tutti ad entrare in tackle scivolato sulle caviglie degli avversari.

Contro degli Avengers così c’era bisogno del contributo di tutti: dalle attiviste di Non Una di Meno all’ANPI, dai giovani di Traguardi Verona agli europeisti di Volt, passando anche qui in modo un po’ confuso per i Pastafariani, che al canto di ‘Ramen! Ramen’ intonavano la loro versione dei comandamenti biblici (idoli!).  

Photo Credits: Fabio Amato

E con il contributo di due punte di diamante come Laura Boldrini e Monica Cirinnà – carichissime già durante il flash mob a Castelvecchio nella mattinata- la partita era chiaramente indirizzata a favore della formazione Arcobaleno. Ed è finita con un risultato tennistico, con una vittoria schiacciante; non c’è nemmeno bisogno del VAR per riguardare eventuali interventi fallosi.

Chi si aspettava scontri, vandalismi, viuleeenza si è dovuto ricredere: il corteo è stato straordinariamente pacifico, festoso, rumoroso ma ordinato, e le migliaia di striscioni potrebbero a mio avviso costituire un phamplet di citazioni per i migliori comici di satira politica. Si, perché alle tesi ridicole di alcuni dei relatori del congresso – donne che abortiscono sono cannibali, omosessualità pratica vicina al satanismo e via così – i manifestanti hanno risposto sfoggiando una comicità, un finissimo senso dell’umorismo degno del miglior Crozza: ricordo ad esempio “Squirt! L’unica fontana che ci piace!”, “ + pillole, – Pillon”, “No al Pa-Pillon Virus”, “Te lo buco sto Patriarcato!”. Vorrei rendere merito a tutti gli altri, ma poi finisce che facciamo una lista della spesa che nemmeno al cenone di Natale.

Le decine di furgoncini che hanno sfilato con i loro soundsystem hanno riempito la città di musica fino a dopo il tramonto ed una volta arrivati a Porta Vescovo veniva quasi voglia di prendere un treno fino in Porta Nuova e ricominciare da capo.

Al triplice fischio (dei capotreno) questa giornata storica si è conclusa e siamo tornati verso casa cercando di tirare le somme: la nostra città viene descritta sempre più spesso come Vandea d’Europa, come nucleo ultra-conservatore e reazionario, punto di riferimento della destra più xenofoba; il Congresso gentilmente ospitato dal Comune calza a pennello con questa narrazione inquietante che Verona purtroppo sta scegliendo  per se stessa. Ma Verona non è questo, non può esserlo: Verona è quella signora che dal balcone esponeva il suo cartello “Non cammino ma vi sono vicino”, quelle centinaia di donne in testa al corteo, l’Università che promuove il pluralismo. La famiglia è dove c’è amore, la città dell’amore deve esserne la prima portavoce: che poi, a pensarci bene, i Montecchi e i Capuleti non erano quelle due famiglie che hanno impedito a due giovani innamorati di avere una loro famiglia???

Mah, in ogni caso una cosa l’ho capita: che la sinistra riparta da Zaia!

Photo credits: Rafael Alves