Oggi vi parliamo di un bottega di quelle vere, di quelle come una volta, in cui il rapporto umano e la passione sono in prima linea. Siamo stati a fare due parole con chi da quasi 70 anni fa vivere la Smaltotecnica Arco dei Gavi: ecco cosa ci hanno raccontato.

Da quanto è aperta la vostra attività? È sempre stata qui?

Si, la Smaltotecnica è qui circa dal 1950, allora c’era il nonno. È un locale storico, anche l’insegna è quella originale di ormai settant’anni fa. Diciamo che nel mentre che molte cose qui intorno cambiavano, noi ci siamo mantenuti più o meno uguali.

Sicuramente oggi è un posto un po’ inusuale per il centro storico, che negli ultimi anni ha indirizzato sempre di più le attività verso i turisti. Come siete riusciti a resistere a questa tendenza?

Si, negli anni abbiamo mantenuto un certo target anche a costo di non avere grandi guadagni. Pur essendo un punto molto frequentato da turisti ed il negozio stesso lo è, a discapito del guadagno abbiamo tenuto duro mentre tanti altri hanno chiuso. Certamente siamo un po’ di nicchia, oggi hanno aperto molti centri commerciali e cartolerie varie, ma si tiene duro. Non manca ovviamente la volontà e la voglia di innovarsi: l’idea ora è di fare proprio questo: rilanciare l’attività, riassortire nuovamente e ristrutturare il locale, senza però venire meno ai valori e a tutti quegli aspetti che i nostri clienti apprezzano.

Qual è l’identikit del cliente del vostro negozio? Si va dal turista curioso al cliente affezionato?

Beh, tra i nostri clienti ci sono molti storici artisti della città; c’è poi il presidente della SBAV (Scuola Belle Arti Verona) che manda qui tutti i suoi studenti. Anni fa facevamo anche promozione all’Accademia, nelle scuole. In effetti entrano anche turisti, a volte rapidamente entrano ed escono, altre volte scatta un qualcosa che magari li fa ritornare a distanza di anni. È successo anche con degli spagnoli che ancora ci mandano scatole di cioccolatini!

Com’è il rapporto con gli altri esercenti della zona? Ci si aiuta, ci si ignora?

Beh, ci conosciamo tutti qui in zona. Poi negli anni tanti negozi sono cambiati, noi siamo un po’ l’osso duro! In generale andiamo d’accordo con tutti, con gli esercenti cosi come con i clienti.

Per lavorare con serenità cerchiamo sempre di coltivare il rapporto umano: ascoltiamo, diamo consigli. Pensa che qualche artista ormai non più giovincello ricorda che ha mosso i suoi primi passi da qui, perché gli regalavamo i tubetti di colore! Sono cose belle e chi dimostrano che lo spirito è quello giusto.

C’è qualche aneddoto particolare che vi è capitato in tutti questi anni di attività?

Beh, nel corso degli anni tanti artisti sono diventati amici di famiglia. Voi siete giovani, ma per esempio Aladino Ghioni, artista veronese molto famoso negli anni ’70-’80, fu incaricato di dipingere un grande Cristo nella basilica di San Zeno: un giorno eravamo in piscina insieme e Aladino scelse papà, disteso sul lettino, come modello per la sua opera!