La 26esima edizione del FFDL è ormai nel vivo. Un’edizione, come già abbiamo detto, diversa in questo strambo 2020. E se da una parte abbiamo perso la “piazza” del Festival, forse un po’ il cuore e la ciaccola della rassegna, dobbiamo ammettere che la svolta streaming, per ora, è molto meglio di come ce la immaginavamo. Vuoi il costo davvero ridotto (15€ per 38 film, sono più di quelli che probabilmente ti vedi in 3-4 mesi di Netflix, senza lo sbatti frustrante di scegliere in un catalogo tanto vasto quanto povero), vuoi la qualità dei film visti finora, davvero super, in aggiunta alla vibe “arrivo a casa e con calma, dopo cena, senza fretta, mi metto su uno due film dal Festival, come e quando voglio io”.

Quindi manca il lato sociale del festival,per cui non ci sentiamo di dire che questa edizione passerà alla storia come la più bella di sempre, ma senza dubbio da Bosco la sfida di rendere questa rassegna a prova di 2020 è, a nostro modesto parere, vinta.

Di seguito i film che abbiamo visto e commentato (ne abbiamo visti ben di più, ma questi sono quelli che ci hanno ispirato qualche riga).

Lunana: A Yak in the Classroom / Lunana: uno yak in classe / 109 minutes | Bhutan | 2019

Commento di Laura

Lunana, Himalaya: quota 4.800 metri, 56 abitanti e la scuola più remota del mondo.

È qui, in un villaggio raggiungibile solo a piedi e con più di una settimana di cammino, che il giovane maestro Ugyen, passione per il canto e sogni di gloria in Australia, deve completare il suo apprendistato.

Lo seguiamo incamminarsi svogliato, tra salite impervie e paesaggi vibranti di colori e di suoni puri come l’aria, che qui si fa sempre più rarefatta. Ogni suo tentativo di resistenza al cambiamento si rivela vano. La semplicità potente della montagna e l’accoglienza di un villaggio intero scalfiscono le certezze di Ugyen, che grazie ai nuovi alunni può scoprire che “un maestro tocca il futuro”.

Circondato dall’affetto e dalla lealtà di studenti e amici, il giovane apprendista abbraccia l’essenzialità della vita a Lunana, dove anche l’insegnamento e il canto assumono un nuovo, proprio valore e smettono di essere solo un mezzo per raggiungere altro e l’altrove. Ricco di semplice verità e alleggerito da false ambizioni, Ugyen è ora pronto per ripartire, per ritornare.

Lunana: A Yak in the Classroom ci invita a ritrovare la nostra vera voce, sostenuti dalla certezza dello scorrere delle stagioni e dal sapere di chi ci ha preceduto. Paesaggi essenziali, scambi di sguardi e persino uno yak accompagnano Ugyen e lo spettatore verso nuove, serene consapevolezze.

Commento di Matilde

“Lunana: a Yak in the classroom” l’ho trovato un film speciale. Girato in difficili circostanze (nel villaggio di Lunana in Buthan, nella scuola più remota al mondo), è ammirevole perché riesce alla perfezione a raccontare una storia intensa, con l’intento di farci comprendere ed amare ciò che ci appare distante nella vita di tutti i giorni. Ugyen, il giovane maestro protagonista, quando si vede costretto a lavorare in questo villaggio scopre una realtà diversa dalla sua e nonostante l’iniziale diffidenza, a poco a poco ne rimane incantato. L’insegnamento ai bambini di Lunana, assai grati e rispettosi del loro maestro, ci fa capire come le cose che ci appaiono più scontate come l’educazione siano per alcuni un dono immenso. Direi che questo film è un viaggio che vale la pena intraprendere.

 

A sad se spušta veče / E viene la sera / Maja Novaković / Bosnia ed Erzegovina, Serbia / 2019 / 28 min

Commento di Matilde

L’utilizzo di inquadrature ravvicinate e crude racchiude tutto ciò che questo cortometraggio vuole trasmettere: la fatica, il rispetto e l’amore per la terra. Le due anziane signore senza scambiare una parola, se non ai loro animali o alla campagna stessa, raccontano più di quanto possiamo immaginare. Ho trovato molto affascinante l’accostamento del cinema come lo conosciamo oggi ad immagini e storie appartenenti a tempi ormai lontani e che -purtroppo- oggigiorno scompaiono sempre più. Un vero e proprio “moderno” tuffo nel passato.

PRAZER, CAMARADAS! José Filipe Costa / 106’ / Portogallo / 2019

Commento di Filippo

A livello di contenuto questo film, narra delle vicende di un gruppo di giovani provenienti da tutta Europa all’interno di una comune portoghese: si parla di politica, di parità di genere, di sessualità, di società, di problemi di convivenza e molto altro. Gli stimoli e gli spunti di riflessione sono molti. Ma non è questo il punto. Il punto di questo film, folle all’inizio e quasi urtante, e piacevolmente vero e naturale ora della fine, è il fatto che a recitare nel ruolo di loro stessi, 40 anni più vecchi, ci siano i veri protagonisti dei fatti narrati. E sono loro, come sono ora che ci raccontano il passato, in un’ambientazione odierna. In una frase: dei 60enni recitano la parte di loro 20enni. Lo so, è difficile da capire, come non è semplice immaginarsi che possa funzionare. Però funziona, in un modo agrodolce, stimoltante, sempre assurdo ma con una genuinità che solo gli autentici protagonisti di quelle storie riescono a trasmettere. Sembra di assistere ad un ricordo, sì, forse è questa la definizione migliore di cosa sembra questo film, un ricordo.

Non mancano ovviamente scene in cui questa senilità atipica e inattesa ci strappa un sorriso o si fa anche grottesca, con la comparsa di smarthphone, murales e scene di piccante passione…

Da uno a dieci: una bellissima sorpresa.