Gioco, partecipazione e città: ecco perché il Tocatì può davvero cambiare le cose

Una Verona che gioca

Sole, arietta e gente che giocava ovunque: Verona oggi era bellissima. Il motivo di tanta spensieratezza, come potete immaginare, è il Tocatì, che per il diciassettesimo anno contribuisce a rendere la nostra città un posto in cui si può ancora giocare. Nessuno dei bambini presenti stava con il telefono in mano, tante erano le attività a cui potevano prendere parte: dalle botti ai caretini a sfera, dalle cerbottane agli aquiloni.

Anche noi salmoni ci siamo buttati. Così, abbiamo conosciuto gli appassionati della Pro Loco di Lillianes in Valle d'Aosta, che ancora oggi praticano il gioco della rouotta. Se volete farvi qualche risata, dovete assolutamente passare per via Pigna, non ve ne pentirete. Se cercate invece qualcosa di più hardcore, potreste provare la lotta tradizionale bretone in Piazza Erbe con Yann.

Il gioco della rouotta in via Pigna

Insomma, scendete in città e cercate il vostro gioco. Ce n'è uno, in particolare, che parla sia italiano sia francese: è il tiro alla fune, o tire à la corde. La sfida con i bretoni, ospiti d'onore del Festival, è ancora aperta, perciò fatevi pure avanti.

Diverse culture, un'unica lingua

A parte gli scherzi, una delle missioni fondamentali del Tocatì è promuovere l'incontro tra diverse realtà. E ciò che ci ha sorpreso di più è stato realizzare quanto vicine siano le persone quando giocano. E così scopri che in Croazia hanno un gioco molto simile allo s-cianco, o che la lotta sarda S'intrumpa non è poi così diversa da quella bretone. Non solo, ma anche vedere bambini e anziani giocare allo stesso gioco, condividere questi momenti insieme.

Un altro grande esempio di incontro è stato quello della nostra Ale, che durante la pausa pranzo è riuscita a conquistare il cuore della Bretagna. Primo, riuscendo a comunicarci in un dialetto franco-veronese. Secondo, facendo perdere la testa al loro lottatore più grosso.

Una salmona e il suo bretone

La Verona che vogliamo

Ma tutto questo, nonostante le risate e l'atmosfera ludica che si respira, non è un carnevale. L'uso che si fa della città, che rende viva ogni via del centro, mette in luce quelli che sono i nostri desideri per lo spazio che abitiamo. Di questo abbiamo parlato oggi pomeriggio con gli esperti di ALDA, in un workshop interattivo con tanti altri partecipanti. C'erano quattro tavoli di lavoro, dedicati a spazi pubblici, metodi di coinvolgimento, pratiche e idee innovative.

Un tavolo di lavoro

Le idee che sono emerse sono tantissime: c'è chi ha suggerito di inserire panchine mobili, in modo tale da poter modificare a piacimento il proprio spazio; chi ha proposto la creazione di itinerari fisici tramite l'uso del colore. Ma l'idea che più ci ha colpito è stata l'attenzione alla relazione tra Verona e l'Adige. Mentre in molte altre città si sono create spiagge e luoghi di aggregazione lungo il fiume, Verona sembra non avere un rapporto con l'acqua tanto valorizzato.

Tuttavia, come hanno dimostrato le storie di ALDA, quando le pratiche partono dal basso e sono così manifeste, è difficile che non ricevano ascolto. Per questo motivo, domani, sarebbe cose buona e giusta svegliarsi di buona lena e spararsi il concerto dei C+C=Maxigross di prima mattina, perché si terrà proprio lungo l'Adige, sotto Ponte Pietra, alle 8.

"Un concerto in un angolo di Verona così facile da raggiungere" scrivono sull'evento "così quotidiano che vederlo in questa chiave vi porterà in un altro mondo". Un altro mondo in realtà è più vicino di quanto si pensi, la cosa più assurda è che potrebbe partire proprio da momenti come il Tocatì.


Anche il calcio è un gioco: Costacurta e Cattaneo al Tocatì

Ieri pomeriggio si è tenuta la seconda delle Narrazioni del Tocatì, con Billy Costacurta e Marco Cattaneo, in un dialogo con lo scrittore Pierdomenico Baccalario. Eravamo alla Biblioteca Civica di Verona e gran parte della sala era occupata da bambini, per lo più calciatori e calciatrici di alcune note squadre veronesi. Non sorprende che il tono e l’umorismo si sia prestato molto ad un pubblico così giovane: Costacurta e Cattaneo, infatti, sono autori di un libro per bambini, “Zio billy, il calcio e lo scolapasta”, in cui il protagonista ha il superpotere di snocciolare curiosi aneddoti calcistici a partire da una parola qualsiasi.

Ed è proprio così che si sono susseguite le storie di Messi, Sacchi e altri ancora: col pretesto. Tra una battuta e l'altra il calciatore e il giornalista hanno saputo raccontare storie diverse. Ad esempio, quella di Ibrahimović, che da giovane arrivò a rubare la bici del postino pur di andare agli allenamenti, o la fortuna di Foulke, che nonostante i suoi 150 kg, riuscì a trovare il modo di entrare nella nazionale inglese. Anche i tre relatori, a loro volta, sono riusciti a trovare un pretesto per andare oltre la semplice narrazione. In questo modo, molti bambini hanno partecipato attivamente alla riuscita dell’evento, chi palleggiando con Costacurta, chi interagendo con Cattaneo.

Può forse sorprendere che tra tutti i giochi e gli sport tradizionali del Festival si sia scelto proprio il calcio, considerato spesso e volentieri uno sport accecato da logiche di mercato. Ma ciò di cui si parlava ieri era un calcio che si è messo finalmente a ridere. Costacurta, addirittura, è arrivato a scherzare del proprio rigore sbagliato alla finale della coppa intercontinentale del 2003, mostrando un’autoironia spesso assente nel mondo dell'agonismo.

Anche noi salmoni siamo rimasti sorpresi da quello che stava succedendo: si stava giocando in biblioteca. Tuttavia, non stavamo affatto assistendo ad una carnevalesca sovversione delle istituzioni. Come più volte ha ricordato Giuseppe Giacon, organizzatore del Festival, il gioco è parte integrante di ogni cultura. Questo è il motivo per cui la Biblioteca Civica ha ospitato un evento simile, ma è anche il presupposto dell’apertura di un’intera città ad un numero notevole di giochi, spettacoli, proiezioni, conferenze e molto altro che avranno luogo nei prossimi giorni.

Per concludere, vorremmo che anche questo articolo possa essere una sorta di pretesto per trovarci insieme al Festival. Ad attenderci ci sono tre giornate piene di Tocatì e non accade molto spesso di vedere Verona giocare tutta insieme.


Cittadini umani e influencer analogici

ANCHE AI SALMONI PUÒ CAPITARE DI LEGGERE. D’ESTATE, SOTTO L’OMBRELLONE, CI SIAMO IMBATTUTI IN UN LIBRO DI MAURO MAGATTI CHE PARLA DI CAMBI DI PARADIGMI E DI ECONOMIA GENERATIVA, IN CUI TUTTI SIAMO PROTAGONISTI ATTIVI DELLA SOCIETÀ IN CUI VIVIAMO. ECCO, QUA DI SEGUITO DEGLI ESEMPI REALI DEL NOSTRO RICCO TERRITORIO.

Il Salmone come tutti gli altri pesci nuota nell’acqua, ma differentemente dai suoi colleghi, va controcorrente per depositare le uova. Questa è anche la vita di noi Salmoni veronesi: scoprire le chicche più nascoste, le bellezze meno esibite e portarle alla luce è la nostra missione.
È così, che nel nostro peregrinare dal Lago di Garda a Monteforte d’Alpone, da Passo Malera alla Valle del Menago, ci imbattiamo tutti i giorni in persone e progetti “daffogo”! Andiamo a scovarli, senza una tecnica precisa o particolarmente innovativa. Sono le persone, spesso, a indicarci la strada: basta incoraggiarle, dar loro fiducia e in un attimo “i taca” a raccontare. A quel punto, sta tutto nell’ascoltarle e scoprire che anche il veneto più duro è in realtà un po’ “teròn”, o un po’ “moro” oppure un po’ “sengalo” dentro. Rispetto a qualche anno fa, le famiglie e le loro condizioni economiche sono parecchio cambiate; non è più il mondo dei nostri nonni e dei nostri padri. Proprio sull’onda ( ;-) ) di questi cambiamenti strutturali, che non sempre le istituzioni sono in grado di cogliere e di reagire, è partito a Gennaio dell’anno scorso un progetto tanto ambizioso quanto attuale. Si chiama WelfCare e si rivolge a 5 poli del Comune di Verona e della provincia: Saval, Borgo Roma, Parona, Villafranca e San Bonifacio.

Cena al Saval con residenti del Saval e amici e parenti

Proprio come loro stessi dichiarano, l’obiettivo generale del progetto è quello di innescare dinamiche spontanee di “welfare di comunità” che siano in grado di creare soluzioni alle problematiche delle famiglie di oggi, famiglie nell’accezione più ampia del termine.

Assistenza agli anziani, aiuto alle famiglie monogenitoriali o con entrambe i genitori lavoratori, supporto sanitario di base etc etc insomma, esempi di interventi che anche i normali cittadini possono facilmente attivare; un aiuto reciproco che nasce dal “semplice” conoscersi e dall’apertura verso gli altri. Nel caso del Saval, anche lo staff di Salmon Magazine è entrato in piena collaborazione con il Welfcare. Infatti, un aspetto molto importante per poter attivare processi di cittadinanza attiva, è il concetto di identità e appartenenza ad un luogo, ad una comunità e, come in questo caso, ad
un quartiere. Per questo motivo le guide/mappe che realizziamo possono essere molto molto utili. Se poi le indicazioni delle attività e delle iniziative più interessanti del quartiere vengono direttamente da residenti, si innescano processi tanto virtuosi quanto “normali” che portano ad
abbattere i muri dei propri appartamenti, a condividere le risorse per risolvere insieme le difficoltà delle quotidianità e condividerne le gioie. È così che è stata realizzata la guida/mappa di Salmon, presentata alla sagra del Saval il primo settembre: siamo stati a cena da residenti del quartiere, con persone che non necessariamente si conoscevano ma che quando hanno dovuto dire la loro sulle realtà più interessanti e autentiche del borgo, si sono scatenati diventando presto molto più che semplici concittadini.

A proposito, tenete sott’occhio il sito (www.welfcare.it) o la pagina Fb. Lo staff di Welfcare al Saval sta organizzando un calendario di iniziative molto molto interessanti che si svolgeranno proprio alla fine di questo mese: laboratori, corsi, eventi, concerti…

Cena a San Zeno con residenti di San Zeno e amici

A proposito di progetti innovativi di cittadinanza attiva, come non citare Groove??
Trentadue comuni della provincia, dall’alto Lago alla Valdadige, passando per la Valpolicella fino a Vigasio, che hanno condiviso un percorso di co-progettazione finalizzato al coinvolgimento dei giovani: vedere non più i ragazzi come un problema ma come protagonisti dei territori di appartenenza e chiamarli a giocare un ruolo di primo piano su tematiche urgenti: cultura, biblioteca, educazione ambientale, promozione del territorio, associazionismo… un totale di 10 progetti che vedranno il coinvolgimento di 90 ragazzi selezionati tramite una call pubblica promossa sia sui canali ufficiali di Carta Giovani (http://www.giovanivr.it/groove o
pagina Fb ed Instagram) ma anche su tutti i media locali, naturalmente Salmon Magazine in primis ;-) . 

Groove ed una serata organizzata dai giovani di Sona nella Biblioteca comunale di Sona

I ragazzi, tra i 18 e i 30 anni, saranno seguiti da educatori professionali che, insieme ad un tutor progettuale, coordineranno le azioni co-progettate con il team di giovani. I percorsi proposti sono della durata di 100 ore di servizio durante le quali i giovani riceveranno un contributo economico pari al 50% del tempo impiegato.
Questo progetto è un esempio unico, speriamo non l’ultimo, nella provincia veronese ed è il frutto della collaborazione tra istituzioni pubbliche e private, quali Ulss n.9, Hermete, Coop. I Piosi, Fondazione Edulife e il finanziamento di Fondazione Cariverona che, tra l’altro, sostiene
economicamente anche tutto il progetto Welfcare.

Quindi, per concludere, che dire?
Non solo Romeo&Giulietta, non solo la meravigliosa Arena di Verona non solo Hellas e Ceo, ma anche tante energie nuove e fresche con i giovani al centro del palcoscenico!


Il Film Festival della Lessinia con gli occhi del Salmone

Durante questo festival abbiamo visto tante cose. Abbiamo visto bambini sporcarsi le mani colorando lana appena tosata, anziani prestare le loro mani sapienti in qualsiasi tipo di artigianato, alcuni intenti ad imparare nella natura, donne e uomini tenersi per mano tra una parola di Buzzati e una di Rigoni Stern, ragazzi uscire commossi dalla sala del Teatro Vittoria e registi mettersi a disposizione per scambiare due parole.

photo by Irene Viviani

Forse sembrerà strano che non nomini la proiezione che contava più teste tra il pubblico. Ma non mi interessa neanche più di tanto perché, per chi l’ha vissuto, il Film Festival della Lessinia è un festival di umanità e partecipazione, oltre che di arte cinematografica.

photo by Danny Antolini

La sequenza più bella che ho visto è stata quella che ho guardato ogni mattina uscendo dall’Hotel Lessinia (grazie infinite per averci ospitati, grazie Lino!), delle persone che erano vicino e intorno a me.

photo by Danny Antolini

Non so se questo senso di comunità sia stato dato dal luogo in sé, così contenuto e "da paese" o dall’interesse comune per il cinema e per la montagna. Forse, la forza che sta dietro a questo Festival è l’opportunità per tanti di scambiare qualche chiacchiera con persone con teste simili che si sono trovate a condividere un’esperienza.

photo by Danny Antolini

Che sia difficile organizzare e portare avanti a qualcosa di così unico è scontato; non è però scontata l’attitudine dei partecipanti a voler condividere le loro storie e le impressioni che le proiezioni e le attività hanno lasciato.

Che la Lessinia sia una terra magica e carica di storie è assodato, ma che ci siano persone di ogni età che aspettano questo momento dell’anno per partecipare è segnale che questo Festival è necessario anche da un punto di vista formativo, soprattutto alle porte di una città come Verona. Avere un angolo dove con il tuo vicino puoi scambiare una parola che abbia ancora un valore umano diventa ancora più prezioso, in un periodo in cui Verona è sempre più in subbuglio per cambiamenti che vengono sempre troppo spesso dall’alto piuttosto che dalla gente. Non è un caso che quest’anno tutte le proiezioni parlassero dell’assurdità delle dinamiche che nascono quando si decide che l’umanità non va più a braccetto con l’uomo: da una madre incarcerata per aver confezionato un maglione per il figlio, alla nascita di un muro inutile al Passo del Brennero che è rimasto irrealizzato dal 2016, da un documentario sull’impatto che l’uomo ha lasciato sulla terra creando una vera e propria Antropocene, a tutti i film di animazione che, grazie al cielo, insegnavano in modo candido l’integrazione e l’amore verso il prossimo.

Nel ’72 c’era un gruppo di cervelloni che facevano parte di una redazione che hanno scritto in una pubblicazione chiamata “Blueprint of Survival” che a partire dagli anni 2000 saremmo stati tutti responsabili della drastica decadenza del mondo a noi noto. Ovviamente vennero derisi e chiamati pazzi ma è bello pensare che invece ci avessero visto lungo e che ora ci sia uno spazio che da 25 anni si impegna per informare e responsabilizzare tutti suoi avventori.

articolo by Lei, qua sopra, Elisa Muraro

P.s. se te lo sei perso sei un baùco, ma l’anno prossimo tieniti libero dal 21 al 30 agosto.

P.p.s. grazie a Salmon e ai Salmoni arruolati per avermi portato con loro controcorrente.

Il Film Festival della Lessinia ha festeggiato quest’anno la riuscita della sua 25esima edizione, grazie al meraviglioso team di volontari, ai magnifici film presentati e ad Alessandro Anderloni, il suo direttore creativo dal 1997. Dopo essere stato itinerante per i suoi primi anni, FFDL ora è ospitato in Piazza Marconi a Bosco Chiesanuova.

La classifica ufficiale:

I film premiati quest’anno sono stati:

Lessinia D’Oro - Le Temps des Forêts/Il Tempo delle Foreste di François Xavier-Drouet (Francia, 2018).

Lessinia d’Argento - Honeyland/La Terra del Miele di Ljubomir Stefanov e Tamara Kotevska (Macedonia 2019).

Altri premi ufficiali:

Miglior Documentario - Homo Botanicus di Guillermo Quintero (Colombia/Francia 2018).

Miglior Lungometraggio a Soggetto - Jinpa di Pena Tseden (Cina 2018).

Miglior Cortometraggio a Soggetto - Chienne de Vie/Vita Bastarda di Jules Carrin (Svizzera 2018).

Menzioni speciali:

Oro Blanco di Gisela Carbajal Rodríguez (Argentina/Germania 2018).

Kanarí/Canarino di Erlendur Sveisson (Islanda 2018).

Premi speciali:

Premio del Curatorium Cimbricum Veronese per il miglior film di un regista giovane - La Patente di Giovanni Gaetani Liseo (Italia).

Premio della Cassa Rurale Bassa Vallagarina al miglior film sulle Alpi - Die Bauliche Massnahme/La Barriera di Confine (Austria 2018).

Log to Green Movie Award per la migliore opera cinematografica ecosostenibile - Oro Blanco/Oro Bianco di Gisela Carbajal Rodríguez (Argentina/Germania 2018).

Giuria Microcosmo del Carcere di Verona - Honeyland/La Terra del Miele di Ljubomir Stefanov e Tamara Kotevska (Macedonia 2019).

Premio dei Bambini - Hors Piste/Fuoripista di Léo Brunel, Loris Cavalier, Camille Jalabert e Oscar Malet (Francia 2018).

Premio Pubblico Cantine Bertani - La Patente di Giovanni Gaetani Liseo (Italia).

La "nostra" classifica:

1° posto alla pari: Homo Botanicus, Honeyland e Before Father gets back
2° posto: Antropocene e The Border Fence
3° posto: Il tempo delle foreste