Cos’è l’arte. Riflessioni al tempo del Coronavirus.

di Giulia Costa e Silvia Concari, Urbs Picta

 

Autocertificazioni disegnate, dal Web, www.harpersbazar.com

VERONA CONTEMPORANEA e la sua rubrica è sospesa. Interrotta per ovvie ragioni, ma in attesa certamente di proseguire al più presto.

In questo periodo di sospensione, in cui ci troviamo nel limbo delle pareti della nostra casa, ragioniamo per priorità:  in primis vi è la salute fisica, nostra e delle persone che ci stanno a fianco; in un secondo momento vi è la preoccupazione del nostro benessere psicologico. 

Sia per chi sta facendo e disfacendo armadi, sia per chi divora libri nuovi in continuazione, il nostro bisogno è prevalentemente uno: evadere.

L’arte ha da sempre questo ruolo: portarci, anche se con i piedi ben saldi a terra, in luoghi, paesaggi e dimensioni nuovi.  

Ecco che ci poniamo la domanda: l’arte e la cultura contribuiscono fattivamente alla felicità e prosperità del singolo e della società?

Leggevamo sulla rivista online d’arte critica e contemporanea Le finestre dell’arte, un articolo uscito qualche giorno fa, dove si afferma che “la cultura in quanto strumento di crescita, di condivisione e di sviluppo di pensiero critico, è un bene necessario, e lo stesso ragionamento si potrebbe pertanto applicare a musei, mostre, concerti, cinema, teatri..” e aggiungiamo poi i libri, mezzo e strumento di sussidio alla conoscenza.

Noi la pensiamo allo stesso modo: il cibo, i farmaci come ogni altro bene o servizio, sono necessari quanto l’arte. Anzi, pensiamo anche che l’arte, mai come in questo momento, è medicina per la nostra mente.

In queste settimane, abbiamo visto tutti come l’arte si è imposta con il suo ruolo “di medicina” sociale, per farci evadere, andare avanti e appassionare: dalle musiche tra i balconi, in una sorta di live  performance diffusa, alle iniziative culturali virtuali come aperture di musei in tutto il mondo, ai concerti in streaming, alle conferenze e approfondimenti d’arte via web.

Anche molti artisti contemporanei hanno da subito cambiato il loro modo di rapportarsi con lo spettatore: hanno aperto le porte dei loro studi, hanno fatto performace con altri artisti via Skype, hanno parlato da subito di un nuovo modo di fare arte.

Proprio ora, che tutto forse sta cambiando, e che ci stiamo rendendo conto di quanto l’arte sia fondamentale, vogliamo porgerci ancora una volta la Domanda delle Domande: cos’è l’arte?

Sicuramente è una domanda di difficile risposta, perché l’arte, come tutte le cose, ha una natura complessa e ha diverse se non infinite varietà di manifestazioni.

Ancor più difficile è per chi attribuisce all'arte un valore fondamentale, un significato basilare nella propria esperienza esistenziale, dare una definizione rigida, astratta e definitiva.

Sono parole astratte, frutto del filosofeggiare di Giulia e Silvia; altre sono ispirate a scritti di Roberto Pasini, storico e critico d’arte o a citazioni dirette di Dino Formaggio, filosofo e critico d’arte italiano.

 

John Cage ritratto in Performance (1983). Courtesy Artservices / Lovely Music, New York

L’arte è un fenomeno universale, comprende ogni espressione creativa di un individuo. Arte è creatività e ha una dimensione di potenza, cioè di possibilità.

La potenza artistica si manifesta sempre in atti di diverse forme artistiche, dalla pittura, alla musica, dalla scrittura, all’architettura ecc.; ma quindi come centrare e comprendere il concetto di arte? Sembreranno definizioni illusorie ma per noi sono pur sempre vere.

Ad esempio l’arte coincide con la pratica dell’arte, cioè l’attività, sinonimo di fare. Si definisce negli oggetti creati, incarnandosi nel prodotto che appartiene a colui che fa, cioè l’artista.

Arte è tutto ciò che viene chiamato arte, ma da chi?

A questo proposito si presta perfettamente la risposta che da Dino Formaggio, alla domanda che cosa è l’arte: “arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte” e ancora dice "l'arte nel suo concreto divenire è sempre e nello stesso tempo arte-non arte-più che arte. E questo vuole dire che essa è carne del mondo, e che è essa, l'arte, che in ogni momento fa trasalire e trascolorare in una continua fioritura di nuovi sensi e di nuovi significati, perché non muoia, il fragile e forse altrimenti insensato tessuto dei giorni e delle esistenze"

L’arte è una risposta ad un problema che varia dal contesto in cui si colloca; cambia quindi con il mutare delle epoche poiché la storia modifica i tratti culturali.

L’opera d’arte simboleggia e interpreta i mutamenti socio-culturali di una società; è espressione di un momento culturale o di un sistema di pensiero, che si modifica in continuazione, e muta la propria fisionomia in base al susseguirsi delle generazioni.

Arte cioè ciò che costituisce effettivamente la storia dell’arte, e questo potrebbe essere uno dei criteri per dare alle opere un lasciapassare, ma la verità è che nell’ambito artistico, non esistono acquisizioni assolute.

Maurizio Nanucci (2003), Collezione Peggy Guggenheim, Venezia. 

Abbiamo sentito spesso dire che, quando il virus sarà debellato, ci sarà un nuovo Rinascimento e l’arte, così come il mondo intero, non sarà più la stessa. Saremo tutti testimoni di un passaggio, di un mutamento sociale profondo.

Il virus è visto come lo spartiacque del mondo vecchio e di quello che verrà; è visto come il medioevo buio che precede lo splendore.

Ricordiamoci sempre però che il medioevo inteso come momento di buio artistico non è mai esistito e mai esisterà, è proprio in questi momenti anzi, che l’arte è viva più che mai. Ricordiamoci anche che questo non è un momento di buio, ma come dice Vasco Brondi, “ è solo un momento di crisi, di passaggio, che io e il mondo stiamo attraversando”.

 

https://www.youtube.com/watch?v=JJqiPhHSwSY

Giulia Costa e Silvia Concari 

di Urbs Picta


{SAPI DUNCI} A DOMICILIO 

Tutta colpa del coronavirus se ora siamo costretti a fermarci e a pensare.

Colpa del COVID-19 se ci obbligano a stare chiusi in casa, come quando da piccoli i nostri genitori ci mettevano in castigo e ci suggerivano di riflettere sul malanno fatto, e noi tristi e pentiti con qualche lacrimuccia diventavamo minuto dopo minuto, in quella scenetta da castigo apocalittico, un poco più consapevoli.

In fondo è vero, l’avevamo fatta grossa. Quindi, quale migliore occasione se non questa reclusione per studiare, approfondire, riflettere sui nostri errori da terrestri incuranti e golosi? Inevitabile scrivere almeno un piccolo punto di vista, una banale riflessione su questo patatràc che stiamo vivendo. Grande momento storico dove il mondo intero ne è protagonista tra accuse e scuse. Dopo una breve introduzione, utile per contestualizzare questo singolare periodo storico che stiamo vivendo, vorrei continuare il mio racconto da “Salmona della Sicilia Occidentale in quarantena”.

Nonostante l’isolamento sto lavorando incessantemente al progetto che più mi sta a cuore. Sou a domicilio, la nostra scuola di architettura. Con i ragazzi ci diamo appuntamento una volta a settimana in video chat per continuare il programma dell’anno. Sono argomenti che ci riguardano da vicino e ci dispiace dunque non poter proseguire, solo per colpa del coronavirus. Per spiegarvi bene cosa intendo per “scuola di architettura” e dunque, concetto di “domicilio”, faccio un passo indietro e vi racconto, in due parole che cos’è SOU - Scuola di architettura per bambini.

Questo progetto nasce quattro anni fa da un’idea di Andrea Bartoli e Florinda Saieva, fondatori di Farm Cultural Park. La scuola prende il nome da Sou Fujimoto, architetto giapponese, noto per essere uno dei principali progettisti di architettura contemporanea. Sou si svolge una volta a settimana negli spazi di Farm. A tenere le lezioni pomeridiane, sono sempre docenti diversi. Invitiamo architetti, artisti e creativi locali e non, che a seconda del tema annuale preparano un modulo da presentare ai bambini. Gli iscritti alla scuola hanno un’età compresa tra gli 8 e gli 12 anni. Le lezioni sono affiancate da un team di tutor esperi. La scuola promuove attività educative legate all’urbanistica, all’architettura, all’ambiente, all’agricoltura urbana e alla costruzione di comunità tramite laboratori creativi. Da ottobre 2019 inizia il “domicilio”. Dando il via a questo spin-off, adesso svolgiamo lezioni di architettura anche nelle scuole, in orario extra scolastico. Questo per dare la possibilità ad un maggior numero di ragazzi di partecipare ai nostri corsi. Sou a domicilio comprende un percorso formativo annuo che si divide in tre fasi: analisi del territorio, progettazione partecipata ed autocostruzione. Quest’anno sono due le scuole attive nel progetto. L’ I.C. Statale Agrigento Centro con il quale stiamo progettando la riqualificazione di un parco pubblico, Villa Lizzi, attualmente in stato di abbandono. Mentre a Favara, presso l’ I.C. Bersagliere Urso - Mendola, stiamo dando una nuova vita al giardino della scuola stessa. Sou a domicilio è un nuovo metodo di insegnamento basato a sensibilizzare i bambini e le loro famiglie al rispetto ed avvicinarli sempre più al senso di appartenenza per la loro terra. Durante le lezioni, che si svolgono in parte all’aperto, parliamo di rigenerazione urbana e di spazio pubblico condiviso. Affrontiamo il tema delle periferie e ci interroghiamo sul come e perché si formano le comunità. Abbiamo introdotto un nuovo metodo per parlare di educazione civica associata alla bellezza. Insomma, c’è un sacco di lavoro che mi riempie di soddisfazione.

Lo scopo di questa rubrica è quello di andare sempre più in profondità e parlarvi dei miei mini amici e di come, passo dopo passo stanno cambiando le cose, senza quasi nemmeno accorgersene.

Buona quarantena a tutti.

#IORESTOACASA e scrivo salmonate.

Alla prossima.