Veronacontemporanea - Restart 2020

Veronacontemporanea nasce nel 2019 come una rubrica per segnalare eventi e iniziative culturali che riguardano l’arte contemporanea. Una rassegna di nomi, luoghi, opere da vedere, festival, fiere ed eventi a cui partecipare, per un pubblico sensibile e curioso.

Festival, fiere ed eventi sono mutati, e per i futuri mesi saranno sicuramente molto diversi da quelli che abbiamo fino ad ora raccontato.

Così come tante realtà, anche noi di Urbs Picta, ci siamo presi del tempo per riflettere su come aggiornare Veronacontemporanea.

Abbiamo cercato di capire durante questa pausa, in questi mesi di “sospensione” del mondo, come la nostra città ha reagito e come le realtà dedite all’arte contemporanea, come gallerie, spazi culturali e musei,  si sono adeguati a questo cambiamento.

Abbiamo anche capito più chiaramente uno dei nostri obiettivi: rompere con il modello della galleria destinata a pochi iniziati, cancellare quell’ invisibile barriera di diffidenza ed esitazione che separa ancora una buona parte di cittadini dall’arte contemporanea. La nostra volontà è quella di far uscire l’arte dai luoghi d'élite, di farla conoscere più da vicino ed avvicinare così chiunque vuole fare un’esperienza culturale.

Un esempio illuminante e modello su cui riflettere, è ciò che sta avvenendo nella città di Bologna con GALLERY TO GALLERY: una nuova modalità di visita guidata (iniziativa che si chiuderà il 24 Luglio 2020) che vede protagoniste sei gallerie della città di Bologna. È un progetto collaborativo che invita a prenotarsi per un tour nelle gallerie e spazi espositivi non prevedibile; In base al tempo a disposizione del viaggiatore viene costruito il percorso, condiviso solamente una volta arrivati alla galleria di partenza: dove terminerà l’inedito pellegrinaggio?

 

Vi condividiamo le parole dei galleristi che più ci hanno ispirato: Gallery to Gallery “è un invito all’azione per incoraggiare le persone a riattivare lo sguardo e guardare l’arte dal vivo in un periodo di totale allontanamento dall’esperienza fisica e di fruizione degli spazi espositivi, è un invito a consumare l’arte attivamente e a tornare a vivere la galleria come luogo di scambio culturale. Questo progetto di collaborazione si è sviluppato dall’idea di celebrare l’esperienza dal vivo e segna anche la riapertura delle rispettive attività espositive dopo più di due mesi di chiusura.”

“Sebbene difficile questo è il momento per sottolineare la nostra presenza in città, le basi della nostra professione e l’impegno verso la comunità. Da anni supportiamo i nostri artisti attraverso la diffusione e la promozione di progetti sempre più ambiziosi, contribuendo in maniera costante alla scena culturale nazionale e internazionale. Il sistema arte fatto di tantissimi attori - curatori, assistenti di galleria, allestitori, consulenti, uffici stampa - è in una situazione di estrema fragilità, e per questo il mercato è oggi più che mai indispensabile per la sopravvivenza degli artisti, il supporto alla produzione e l’intero sistema” 

E noi, a Verona, come stiamo reagendo a questa crisi?

Qualche galleria ha deciso di riaprire e ripartire subito, c’è chi invece ha cercato di colmare il vuoto attraverso una progettualità virtualizzata o con un diverso uso dei social, e chi infine ha deciso di essere cauto e prendersi del tempo per pensare o rivedere i progetti dell’anno 2020.

GALLERIA ARTERICAMBI ha aperto il 18 maggio lavorando con le opere della collezione online, riservando delle private view a clienti mirati su opere del loro magazzino. Stanno inoltre preparando la doppia personale di Donata Lazzarini e Bruno Muzzolini che verrà presumibilmente inaugurata a settembre.

STUDIO LA CITTÀ ha riaperto i battenti il 19 di maggio permettendo al pubblico di visitare le mostre Vetro e Aleph, personale di Massimiliano Gatti. Hanno programmato inoltre delle visite guidate con prenotazione obbligatoria il venerdì e il sabato.

Installation view - VETRO Costas Varotsos e Roberto Pugliese

Per chi non se la sentisse di andare fisicamente in galleria, la mostra Vetro è comunque visitabile virtualmente con la voce guida di Hélène de Franchis, a questo link:  http://studiolacitta.it/mostra-in-corso/

LA GALLERIA LA GIARINA torna con prudenza alla normalità dando la possibilità di vedere su appuntamento la mostra presente in galleria, Non c'è più orizzonte, a cura di Luigi Meneghelli, con gli artisti Abbas Kiarostami, Andrea Bianconi, Alex Pinna, Ehsan Shayegh e musiche di Moein Fathi (è stata prorogata fino al 2 settembre).

La Giarina è una galleria molto attiva sui social, e per questo vi consigliamo di seguirla e vedere i video di backstage con i protagonisti della mostra che si raccontano o ragionano sul significato dei loro lavori.

ANDREA BIANCONI - SPEDIZIONE CIMA CAREGA, performance prevista per il 5 luglio 2020. L'artista è presente con un suo progetto nella mostra "non c'è più orizzonte", a
cura di Luigi Meneghelli, presso La Giarina Arte Contemporanea di Verona, fino al 2 settembre 2020.

L’attività di FONDERIA 20.9 è al momento in stand-by anche se la voglia di ripartire è tanta. Purtroppo sono molti i progetti saltati: una mostra a New York, un festival di Fotografia Europea, un evento a Montpellier dove erano stati invitati come lettori. Inoltre, La residenza di SÅM, prevista nel mese di maggio, per il Film Festival della Lessinia di cui da diversi anni Fonderia si occupa,  è stata posticipata al 2021.

Francesco Biasi, presidente dello spazio culturale ci racconta: “Siamo convinti che, al di là delle produzioni spontanee e comprensibili di questo periodo, ci sia la necessità da parte di tutti, artisti e curatori, ma anche fruitori in generale, di riflettere a fondo su come  la fotografia e l’arte debbano relazionarsi con questa nuova situazione. 

Sarebbe bello che la produzione che uscirà come risultato di tutto questo, sia in questi mesi e anni, qualcosa di utile non solo a comprendere ma anche a ricordare come siamo arrivati qui. Sarebbe bello che la fotografia - e l’arte - ci aiutassero a non commettere gli stessi errori, con quella capacità propria della sensibilità artistica di toccare la nostra vita a 360 gradi.”

Ha riaperto a SPAZIO CORDIS, EURAMIS, la mostra personale di Giulio Squillacciotti, artista, regista e ricercatore il cui lavoro si basa sull’indagine di narrative possibili, che includono la sofisticazione di eventi reali di matrice storico-antropologica, la rielaborazione degli apici culturali e la maniera in cui le tradizioni assumono nuove forme cambiando contesto.

Il 21 luglio alle 18.30 segnatevi un appuntamento imperdibile: Valeria Marchi introduce e media un talk di chiusura della mostra con vari ospiti speciali.

Spazio Cordis ha dunque ripreso la sua attività e così anche la sua progettazione: vi anticipiamo che tra ottobre e dicembre ci sarà Ornaghi & Prestinari e Simona Andrioletti.

PALAZZO MAFFEI, il nuovo museo di Verona, nato dall’esposizione della Collezione Carlon, era stato inaugurato pochissime settimane prima del lock down ed è attualmente ancora chiuso. Con molta probabilità verrà riaperto a settembre e siamo sicuri che questo periodo di chiusura ha permesso di attuare novità e  nuove interpretazioni che potremmo vedere alla riapertura.

SANTAMARTA - CONTEMPORANEI CONTEMPORANEE - la Collezione di Giorgio Fasol al Polo Universitario di Santa Marta non è ancora visitabile, è tutto in stand-by vista la chiusura dell’Ateneo. Rimane attivo il “Gruppo dei contemporanei” ossia gli studenti che si occupano di tenere attiva la mostra, ma di fatto non è possibile riprendere con le visite guidate. Vi segnaliamo però la recentissima apertura di “Contemporanea”, una piattaforma transdisciplinare legata alla mostra, dove alcuni docenti hanno realizzato degli approfondimenti.

La GALLERIA D'ARTE MODERNA ha riaperto il 27 giugno con una nuova mostra La mano che crea. La galleria pubblica di Ugo Zannoni (1836-1919) scultore, collezionista e mecenate”. Questa mostra offre uno studio dedicato all’artista e al tema del mecenatismo che ha portato alla nascita delle collezioni civiche della Galleria d’Arte Moderna. Ugo Zannoni è uno dei maggiori scultori dell’Ottocento veronese che tra il 1905 e il 1918, donò ai Musei Civici veronesi la sua cospicua collezione di opere d'arte, contribuendo così a gettare le basi per la costituzione di una Galleria d’Arte Moderna a Verona. ll punto di avvio del progetto, curato dal direttore dei Musei Civici Francesca Rossi - affiancata da un comitato scientifico composto da Maddalena Basso, Camilla Bertoni, Elena Casotto, Tiziana Franco, Sergio Marinelli, Patrizia Nuzzo e Pietro Trincanato - ha coinvolto gli studenti dell'Università di Verona, del Dipartimento Culture e Civiltà e dell'Accademia di Belle Arti di Verona, con una modalità di approccio partecipativo, collaborando con lo staff nelle attività di cura delle collezioni, partecipando a laboratori di alta formazione per la produzione artistica e la professione museale e alle metodologie di gestione del patrimonio culturale (catalogazione, restauro, mediazione culturale).

BRIDGE FILM FESTIVAL, da un'idea di​ ​Diplom Art​ e in collaborazione con Canoa Club Verona, non smette di sognare e a sorpresa si conferma la settima edizione con tre giorni di proiezioni da tutto il mondo, con documentari, cortometraggi, film d’artista sperimentali presso l’Antica dogana di FIUME quartiere filippini. Un’edizione di resilienza e resistenza.

“Il tema di quest’anno -  ci racconta Ginevra Gadioli - è la Generazione Z; i cosiddetti Homeland sono i successori dei Millenials, figli del primo millennio, nati dopo il 1997 e primi “Nativi digitali”. Sono cresciuti tra smartphone, Tablet e schermi al plasma che hanno approcciato spontaneamente senza doverne leggere le istruzioni; una generazione destinata a rimanere a casa, senza più la voglia di partire e andare in giro per il mondo perché nati in un mondo già globalizzato che non ha orizzonti né confini che li possa ostacolare, né barriere di connessione? I loro guru sono gli influencers e gli youtubers, intrecciano relazioni e si documentano nuotando nell'immensità della rete che per loro è più rassicurante e protettiva di una realtà che potrebbe portare delusioni emotive e psicologiche. In questa settima edizione del Bridge Film Festival 2020 ci piacerebbe conoscerli meglio e capire se sono veramente così come si descrivono; sulle rive del fiume Adige vogliamo osservare e connetterci con il loro che è anche il nostro mondo.”

Il programma completo, gli eventi collaterali, la giuria di selezione e tutto quello che c’è da sapere per fruire delle proiezioni in sicurezza e serenità cliccate qui.

Verona insomma non ha bisogno di nuove realtà; di realtà che sono ripartite e che stanno capendo come farlo nel migliore dei modi, come avete visto, ce ne sono parecchie. Quello che manca è forse quell’unità, quella collaborazione, quella solidarietà che altre città, come ad esempio Bologna,  aveva già provvidenzialmente  capito durante i mesi di sospensione. Forse nella nostra città non è ancora maturata quella “visione comune” delle realtà che hanno a che fare con l’arte contemporanea. Ci troviamo di fronte ad un puzzle scomposto, ad una frammentazione che deve essere unita. Ma noi giovani, cittadini, veronesi possiamo comporre una nuova abitudine: andiamo in queste realtà, viviamole, visitiamo le mostre che con molte difficoltà riaprono, apprezziamo la fortuna di poter vedere ciò che ha riaperto e aspettiamo con entusiasmo ciò che deve ancora riaprire. Nelle gallerie, negli spazi culturali, nei musei non affollati da turisti quest'estate non troverete tantissima gente. Cogliamo questa occasione per cominciare ad approcciarci a queste realtà con distanze fisiche e mascherine ma senza barriere e distanze mentali, cominciamo a viverci questi luoghi come posti sicuri da esplorare.

 

Giulia Costa e Silvia Concari

 


ART+PATH+URBS=DOOMSDAY

Te li sei persi?

Te li illustriamo noi! (articolo scrollabile)

Non temere, i Salmoni ci sono andati anche per te. E grazie alle foto che hanno fatto ti verrà la voglia di segnarti le date del prossimo anno, cioè dal 16/10 al 18/10 2020.

Il gruppo di Salmoni visitatori quest’anno aveva un ospite d’eccezione, un precursore dell’essere controcorrente, il Salmone Friedrich.

Friedrich (di seguito Freddy) ha una teoria tutta sua dell’arte: secondo lui si divide in quella che nasce dalla bellezza, dall’armonia e quella che nasce dall’eccesso, dall’ebbrezza e dagli istinti. La prima forma d’arte è legata alla scultura, la seconda alla musica.
Così all’inizio del nostro viaggio nell’arte del dopoguerra/contemporanea e di giovani e audaci proposte ci ha fatto la pappardella che Artverona sarà fermo, statico ma armonioso: “cioè compie 15 anni, ormai è adulto, è riconosciuto a livello internazionale e non ci saranno sbavature, te lo dico io”.
Al contrario, il Path Festival (organizzato alle Gallerie Mercatali per festeggiare il compleanno della fiera) sarà ebbro, movimentato, ricco di musica e contatto umano. A dimostrare tutto questo, dice, ci sarà anche una imponente installazione artistica di Norma Jeane (produzione Contemporary Locus), il cui nucleo è l’eccesso, la mancanza di armonia in un Luna-Park fuori controllo.

ARTVERONA15
#BACKTOITALY
11-13.10.2019

Freddy non ci ha visto male per ArtVerona15:

Però forse non si aspettava altre opere tipo queste:

(il pizzetto non lo abbiamo aggiunto noi!)

L’apice della cultura pop molto decadente poi si ha con Laurina Paperina, che potrà risvegliare in voi la malinconia dei personaggi amati da bambini, per farvi poi ripiombare nell’arte contemperanea in maniera un po’ apocalittica (il titolo dell’articolo rende omaggio a un’opera di Laurina).

ArtVerona15 col suo spirito non solo apollineo ha una vocazione relazionale e territoriale, ospitando 150 gallerie selezionate.
Le gallerie sono - per quanto abbiamo visto - principalmente italiane, con qualche chicca europea (quest’anno hanno dedicato un focus alla Repubblica Ceca) e americana.

Menzione speciale per Donald Martiny (artista americano a cui è stato commissionato anche un lavoro al One World Trade Center) che ci ha ospitati per una breve chiaccherata presso l’Atelier Creativo Baol:

E con l’America non finisce qui! Infatti, come anticipato, la sera ci siamo spostati al 15esimo di Artverona nell’ex Mercato Ortofrutticolo di Verona.

PATHFESTIVAL X ARTVERONA15
NORMA JEANE / LOONY PARK
@GALLERIE MERCATALI

Si parlava dell’America: in senso doppio.
Avete presente i film americani adolescenziali dove c’è il ragazzetto di turno che vuole fare colpo su una ragazza al Luna Park vincendo un peluche negli stand del tiro a bersaglio?
Ecco, l’ambientazione era quella: il Loony Park – installazionesite specifica di Norma Jeane.
Io non lo sapevo, ma forse a qualcuno di voi il nome Norma Jeane dice qualcosa… Infatti l* nostr* artist* Norma Jeane prende il nome da un'icona americana: Norma Jeane Baker – in arte Marilyn Monroe.
Volete sapere perché ha scelto questo nome?
E perchè non è presente un ritratto dell’artista??
Leggetevi la bio per capirlo: http://www.normajeane-contemporary.com/index.php/bio/

Foto mancante

Norma Jeane non si vede, ma si vede ciò che ha creato:

Il tiro a bersaglio non c’era (avrei voluto vincere un piccolo Thor di peluche per Freddy), ma erano presenti delle esperienze che si vivono solo a eventi come questi:
- cotton candy free (perchè in inglese suona meglio): fatti al momento e lanciati a terra. Ogni tanto partiva la sfida a chi li prendeva al volo e la nostra SalMona d’azione Ale non poteva che vincere;
- il sottosopra una montagna di sapone illuminato di rosso e di blu;
- pop corn free lanciati a terra: potevi mangiarli o potevi tuffartici dentro;
- lettura della mano da parte di una gypsy meccanica;
- giostra/montagna russa Number One per digerire bene i drink che di lì a poco ci avrebbero fatto entrare nello spirito dionisiaco che Friedrich aspettava con ansia…

C’erano pure altre piccole installazioni disseminate nella Galleria Mercatale, ma la line-up internazionale dei Dj ci ha inghiottito e non siamo riusciti a vederle tutte: non siamo riusciti a documentare nemmeno “Automa” performance di Camilla Monga, Federica Furlani, Giacomo Ceschi (evento del sabato dalle 23 alle 23:45).
Per Friederich era giusto così, dopo la seconda birra mi ha detto: bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante. Contento lui…

E qui si conclude l’evento: se non c’eravate, (speriamo) di essere riusciti a farvelo vivere un po’ qui…

La terza parte dell’articolo invece finisce senza Friedrich; in un giardino, dove la mostra/evento “To Be Played” per fortuna è ancora visitabile ed è sempre collegata con ArtVerona15.

TO BE PLAYED
@GIARDINO GIUSTI
11/10-22/11 2019

Un progetto di Giardino Giusti 
e Urbs Picta
a cura di Jessica Bianchera e Marta Ferretti

Come detto poco fa la mostra è ancora aperta: dal 11 ottobre al 22 novembre negli orari 10:00 – 19:00.
A differenza di ArtVerona15 e Path Festival, che sono conclusi, in questo articolo ci saranno meno immagini, così da non farvi vedere qualcosa che avete ancora la possibilità di gustare coi vostri occhi.
Questa mostra curata da Urbs Picta espone video, immagini in movimento e videoinstallazioni degli artisti della “generazione ‘80” quando non c’era il digitale, le tv non erano piatte e fruire di video e musica mettendosi la mano in tasca e toccando uno schermino (smartphone) non era nella testa neanche di Steve Jobs.
Dico questo perché mi ha colpito molto vedere tv a tubo catodico nel finire degli anni 10 del 2000.
Hanno tagliato i fondi a Giardino Giusti, Urbs Picta e all’Archivio Video milanese di CareOf?
Per fortuna no, hanno fatto una scelta che colpisce.
E per restare sul tema indietro nel tempo ce ne sono altri due:

  • il ritorno al gusto pre-industriale e rinascimentale del Giardino Giusti (che -momento #pieroangela-appartiene alla famiglia Giusti dalla fine del 1300, inizialmente con uno scopo produttivo. Quest’anno il Giardino è stato pure finalista al concorso “Parco più bello d’Italia” conclusosi da poco.). 
  • un assaggio dell’800-900 grazie all’Appartamento ‘900: grazie a questo palazzo possiamo entrare in quella che è stata la residenza effettiva della famiglia Giusti fino al 1944. Ogni stanza è una scoperta e arredata con una specie arborea diversa. Nella sala da pranzo alle pareti ci sono degli affreschi che ritraggono la nostra Verona ispirata a incisioni dell’800.

Quindi perché visitare la mostra “TO BE PLAYED”?

Ci sono almeno 3 ragioni:

  • per un certo gusto cinefilo nello riscoprire i video/le immagini in movimento indagando sulle possibilità espressive e narrative del filmato in varie sue declinazioni (cinema, documentario, finzione). Mettete le cuffie, parlate con le guide della mostra sempre gentili e preparate e vedrete che la qualità creativa delle vostre instastories ringrazierà;
  • per scoprire uno dei parchi più belli e sottovalutati di Verona e d’Italia;
  • per sentire di risiedere per qualche ora in un palazzo signorile con uno stile incredibile.

La maggior parte dei visitatori durante la visita erano turisti stranieri. Se non siete mai stati in questo sito di Veronetta – non perdete occasione di scoprirlo!

A seguire uno degli affreschi della stanza da pranzo (Verona+Ponte Pietra+gondola), una vista del Giardino Giusti che conduce a una riproduzione di una grotta illuminata di verde ospitata dalla mostra e unodei signori panorami che vi offrirà l’entrata alla mostra (o meglio, una volta che sarete arrivati in cima alla torre con scala a chiocciola e vicino alle grotte ornamentali) .

(Foto di Manola Udali e Danny Antolini; testo e grafiche di Danny Antolini)


Verona Contemporanea: Ottobre - Città in fermento

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by Giulia Costa – Urbs Picta

Il soffio del vento d’autunno spazza via il torpore estivo e Verona si prepara ad accogliere la 15a edizione di ArtVerona (11-13 Ottobre), manifestazione che ha ormai acquisito un ruolo importante nel mondo dell’arte contemporanea del sistema fieristico, sempre più orientata alla valorizzazione dell’arte italiana.

Avremo modo di approfondire le tematiche e novità nel prossimo appuntamento di #veronacontemporanea, ma ora occupiamoci di volgere lo sguardo alla città e agli eventi che ci offre. 

Il 5 ottobre inaugura a Isolo17 Gallery sede Silent Singing, prima personale in Italia di Lisyanet Rodriguez, artista cubana la cui ricerca artistica si articola a partire da un contrasto di fondo. L'arte di Lisyanet è un'esplorazione delle realtà dell'esistenza. Creando personaggi di singolare bellezza con corpi deformi, vestiti con abiti riccamente decorati dal sapore ottocentesco, mette in primo piano la fragilità della condizione umana.

La mostra è a cura di Giovanni Monzon e Ilaria Zampieri e terminerà il 1 dicembre.

Lisyanet Rodriguez The giraffe's fable, carboncino e acrilico su tela, 198x243 cm, 2018 / Isolo17 Gallery

A Studio la Città è stata inaugurata qualche settimana fa la mostra Lucio Pozzi Scatter Painting , ciclo che di opere che da il titolo all’intera mostra, a cura di Marco Meneguzzo in collaborazione con Rizzuto Gallery. Tra i lavori presenti, acrilici su tela di grandi dimensioni, opere su carta di minori dimensioni dove l’elemento geometrico è sempre presente, come anche il rimando all’arte concettuale, a quella suprematista e al movimento Fluxus.

È stata inaugurata inoltre la mostra di JACOB HASHIMOTO The Heartbeat of Irreducible Curves: Part II con un diverso allestimento, nuove opere a parete (inediti pezzi su carta, pezzi unici e tirature limitate) e una grande installazione sospesa.

Entrambe potranno essere visitate fino al 16 novembre.

Jacob Hashimoto The Heartbeat of Irreducible Curves: Part II - 2019, installation view foto / photo Michele Alberto Sereni / Studio la Città – Verona

Il 10 ottobre apre sempre a Studio la Città, Tempo subito, tempo anticipato, personale di Antonio Marchetti Lamera a cura di Daniele Capra, evidenziando gli ultimi lavori dell’artista, la cui pratica si è focalizzata sullo studio delle ombre portate e su come tali proiezioni costituiscano un alfabeto caratterizzato dalla dematerializzazione, dalla transitorietà e da un senso impalpabile di sospensione. 

2019, installation view foto / photo Michele Alberto Sereni / Studio la Città – Verona

Il Polo Santa Marta dell’Università di Verona ospita la mostra Contemporanee, contemporanei, con l’esposizione di 80 opere raccolte dalla collezione AGI Verona che il collezionista illuminato Giorgio Fasol ha dato in comodato d’uso per cinque anni all’interazione con i suoi studenti.

Il progetto a cura di Denis Isaia, inaugura un percorso di conoscenza e ricerca, di sensibilizzazione e formazione continua all’arte contemporanea che prevede visite guidate, talk, convegni coinvolgendo direttamente gli studenti.

Per la prima volta delle opere d’arte contemporanea, prodotte principalmente negli anni 2000, contaminano gli spazi pubblici del complesso universitario, aprendosi non solo alla comunità studentesca, ma anche alla città e al territorio.

Un gesto generoso e di grande audacia!

Fonderia 20.9 ha aperto con The Balcony  “Contamination and maybe even more”, la collettiva che conclude la residenza omonima, svoltasi a luglio 2019. Il progetto è curato organizzato dall’artista Davide Ghelli Santuliana con Valentino Russo e Arthur Cordier (entrambi parte dell’artist initiative The Balcony, L’Aia, Paesi Bassi).

I partecipanti sono stati chiamati a riflettere criticamente sull’idea di contaminazione e sul consumo di immagini nel nostro ambiente sociale, artistico e politico attraverso l’uso di diverse pratiche e strategie artistiche.

Spazio Cordis, a ridosso dell’apertura di ArtVerona, inaugura due progetti interessanti: Catarifrangente, una mostra di Rebecca Moccia, curata da Jessica Bianchera (10 ottobre - 30 novembre) e contemporaneamente il progetto Documentalità poichè Spazio Cordis è stato selezionato da Cristiano Seganfreddo per i10, sezione Spazi Indipendenti che punta sul panorama dei project space italiani. 

Catarifrangente, Rebecca Moccia

Fondazione Cariverona apre la sua sede nello storico Palazzo Pellegrini, a due mostre visitabili dal 12 ottobre, entrambe a cura di Luca Massimo Barbero. Carlo Zinelli. Visione Continua, esponente italiano dell’Art Brut in mostra con 30 opere. Le sue visioni ossessive, tradotte in motivi di animali, floreali e antropomorfi, rappresentano un unicum nel panorama dell’arte del dopoguerra italiano.La mostra Omaggio a Mirko Basaldella raccoglie 13 sculture degli anni Cinquanta e Sessanta provenienti dalla collezione della Fondazione. Basaldella,  uno degli scultori del Novecento più apprezzati in Europa e negli Stati Uniti, ripercorre le strade intrise di primitivismo dell’avanguardia.

L’inaugurazione si terrà venerdì 11 ottobre dalle 19 e rientra nel calendario della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI – Associazione Musei d’Arte Contemporanei Italiani, prevista per sabato 12 ottobre.

L’Accademia di Belle Arti di Verona ospita nel proprio cortile la monumentale installazione in cemento armato ed elementi in piombo Für Paul Celan dell’artista tedesco Anselm Kiefer, con la volontà di trasformare uno spazio storicamente deputato alla formazione, in un centro per le arti contemporanee aperto alla città.

L’esposizione, in collaborazione con ArtCoin Fund e in occasione della conferenza stampa di ArtVerona avrà luogo presso la corte di Palazzo Verità Montanari, sede della stessa Accademia, dal 4 ottobre fino al 20 dicembre 2019.

A cura di Camilla Compagni, Francesca Finotti e Guglielmo Zalukar, per pochi giorni (11-13 ottobre ) a Verona Zecchini Musica (Vicolo Volto Cittadella 10) segnaliamo Little we see is ours / poco di ciò che vediamo è nostro, primo atto di un progetto più ampio che prevede una mostra collettiva di tre artisti emergenti, Sabrina Melis, Matteo Pizzolante e Francesca Finotti.


URBS PICTA x MAG/ARTE

Anna Ulivi e Chiara Ventura - Radicamento di un ibrido 

Francesco Bernabè - Il barone rampante

ABLAKH aka Mattia Bonomi - PLANTS FELING 

20 – 24 agosto 2019

Villa Romani, Sona (VR)

Per l’11^ edizione di MAG FESTIVAL – Musica Arte Giovane, Urbs Picta ha selezionato – attraverso una call for artists – 3 progetti che variamente intercettano il mondo delle arti performative e che dimostrano una serrata relazione con il luogo e con il contesto specifico: il bosco di Villa Romani a Sona, location del festival, richiedeva l’elaborazione di un progetto che mettesse in relazione la pratica artistica con lo spazio naturalistico; la vocazione primaria di MAG alla musica spingeva in direzione di una contaminazione dei linguaggi. La giuria, composta da Roberto Melchiori – fondatore di MAG, Jessica Bianchera – curatrice indipendente e presidente di Urbs Picta, Ivan Manara – responsabile Ufficio Comunicazione Integrata e docente IUSVE, Tommaso Stanizzi - pubblicista e collaboratore di Pantheon Magazine, Giovanni Bagnara – graphic designer e Sindi Karaj – assistente curatoriale e collaboratrice Urbs Picta, ha così prediletto lavori che rispondessero a queste connaturate esigenze scegliendo i progetti dei giovanissimi: Anna Ulivi (1998) e Chiara Ventura (1997), Francesco Bernabè (1995), ABLAKH aka Mattia Bonomi (1991)

Radicamento di un ibrido di Ulivi e Ventura è un’azione performativa che riesplorando pratiche estreme care ad artisti storici come Giuseppe Penone o il duo Abramović /Ulay, ragiona sul rapporto uomo-natura stabilendo tra i due elementi un rapporto di mutua necessità. Per 3 ore al giorno, durante tutto il Festival, le due artiste resteranno in piedi, una di fronte all’altra, all’interno di una cassa piena di terriccio fertilizzato indossando quello che le stesse definiscono “l’indumento performativo”: un capo di tela juta con inserti in fibra di cocco e semi di lenticchia che in un continuo scambio tra l’umano e il naturale opererà un lento processo di ibridazione dei corpi. Il barone rampante di Bernabè si rifà, invece, attraverso l’evidente spunto letterario, all’idea di abitare il mondo: come Cosimo Piovasco di Rondò, il protagonista del romanzo calviniano, l’artista si pone sulla cima di un albero dentro un’amaca portando con sé quelli che ritiene essere i “suoi” oggetti. L’amaca diventa la sua casa e contemporaneamente un mezzo per cambiare punto di vista. Uscendo dal piano abituale Bernabè intende instaurare un dialogo diretto sia con la natura sia con lo spettatore. “Un modo di porsi tanto vecchio quanto nuovo: come la scimmia è scesa dagli alberi per farsi uomo, l’uomo ritorna sull’albero per sentirsi uomo libero, nella bramosia di recuperare un contatto tanto infantile quanto adulto” (F. B.). Con PLANTS FELING, infine, ABLAKH aka Mattia Bonomi crea scenari sonori tramite la conversione di biodata emessi dalle diverse piante: un’azione performativa che fa della contaminazione dei linguaggi l’essenza stessa del lavoro e che dialoga con l’ambiente naturale con una forza quasi maieutica.  

Jessica Bianchera

Immagine che contiene albero, esterni, terra, uomo

Descrizione generata automaticamente

“Mettere radici,

quindi:

radicarsi,

ambientarsi,

crescere,

diffondersi,

espandersi.

In una diversa condizione,

mutamenti,

alterazioni,

ibridazioni di costume

di azioni

di atteggiamenti

di gesti

di linguaggio;

rivelano il radicamento, profondo inserimento,

di nuove concezioni di essere e di esistere

nella Natura”.

Anna Ulivi

 “Divento concime, restituendo la perdita di fertilità subita dal terreno e dall’ambiente in un ibrido paradossale tra Uomo e Natura. Do gli alimenti/le sostanze necessarie per garantire la vita, cioè la crescita, lo sviluppo e le funzioni e attività proprie di un corpo riproduttivo (un seme), attraverso il mio corpo riproduttivo. Io stessa divento il nutriente per il terreno (Madre Natura). Piantando(mi) cerco il massimo del contatto possibile con la natura (Natura Naturata). Alimento un sentimento essendo alimento per Altro, mettendo radici ad altre radici e nel contempo recuperandole. Mi pianto in un nuovo terreno e fungo da nutriente per le piante limitrofe (dando Altra terra, fertile) e per il terreno stesso tramite una Coltivazione (agricola e sentimentale). Io torno ad essere natura, torno ad Essere coltivando(mi). Curo il terreno ed il mio distacco nei suoi confronti; conservo/aumento la produttività del terreno dando(mi) ad esso”.

Chiara Ventura

Immagine che contiene albero, erba, esterni

Descrizione generata automaticamente
Francesco Bernabè, Il barone rampante, 2019

Rifacendomi ad uno dei maggiori romanzi della letteratura italiana, Il barone rampante di Italo Calvino, come il protagonista, Cosimo di Rondò, mi pongo sulla cima di un albero dentro un’amaca, abitandola. L’amaca diventa la mia casa; porto con me quelli che ritengo i Miei oggetti. Cambio punto di vista, esco dal piano abituale. Non è un atto di esclusione e misantropia, è l’opportunità di instaurare un dialogo con la natura e quindi anche con lo spettatore, con cui voglio interagire. Un modo di porsi vecchio quanto nuovo: come la scimmia è scesa dagli alberi per farsi uomo, l’uomo ritorna sull’albero per sentirsi uomo libero, nella bramosia di recuperare un contatto tanto infantile quanto adulto. 

“- Non cambierò mai idea, - fece dal ramo.

- Ti farò vedere io, appena scendi! -

- E io non scenderò più! -

E mantenne la parola”
Italo Calvino, Il barone rampante

Immagine che contiene albero, persona, esterni, fotografia

Descrizione generata automaticamente
ABLAKH aka Mattia Bonomi, PLANTS FE∃LING, 2019

“Le piante hanno una vera e propria ‘personalità’. PLANTS FE∃LING propone scenari sonori tramite la conversione di biodata emessi dalle diverse piante”.

ABLAKH aka Mattia Bonomi

Associazione Culturale Urbs Picta

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Verona Contemporanea: agosto Arte e Cultura fuori dalle mura

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by Giulia Costa – Urbs Picta

Per il mese di agosto facciamo una gita fuori dalle mura cittadine per raggiungere qualche evento di cultura e arte contemporanea all’aperto.

Nell’incantevole e suggestiva Lessinia, territorio montano ricco di storia, avrà luogo un interessante workshop in occasione della 25esima edizione del Film Festival della Lessinia, da venerdì 23 a domenica 25 agosto. HOW TO RECYCLE IN STORYTELLING, titolo e tema del workshop, è curato dalla book-designer Ania Nalecka-Milach e dal fotografo della prestigiosa Agenzia Magnum Photos, Rafal Milach.

Si tratta di un corso nato dall’idea di produrre un racconto inedito utilizzando materiale d’archivio del territorio della Lessinia e immagini raccolte in questi tre giorni. 

Il progetto è di SÅM, da un'idea di dialogo tra la fotografia e il cinema. Oltre al workshop, SÅM, in collaborazione con il Film Festival della Lessinia, rassegna cinematografica che valorizza e favorisce la conoscenza delle realtà sociali, linguistiche, umane, ambientali, naturalistiche, storiche e artistiche della montagna, e Fonderia 20.9, associazione che si occupa di fotografia contemporanea, in seguito ad un bando, ha selezionato quattro artisti di livello internazionale per una residenza. Gli artisti coinvolti sono Claire Laude (Francia), Martina Zanin (Italia), Krzysztof Swiatly (Polonia) e Anto Milotta (Italia).  

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Martina Zanin, Esplorazioni visive della Lessinia, 2019

Martina Zanin con il sua ricerca individua e racconta per immagini il rapporto tra l’interno della montagna e l’esterno.

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Claire Laude, Esplorazioni visive della Lessinia, 2019

Claire Laude utilizzando materiali e forme dalle architetture tipiche della Lessinia, crea delle installazioni visitabili in una stalla nei pressi di Velo Veronese. 

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Krzysztof Swiatly, Esplorazioni visive della Lessinia, 2019

Krzysztof Swiatly, elabora una riflessione visiva sui linguaggi ormai scomparsi, partendo dall’osservazione dei fossili di Bolca.

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Anto Milotta, Esplorazioni visive della Lessinia, 2019

Anto Milotta, prendendo spunto da storie popolari, ricerca i suoni di un mondo che si interpone tra quello dei vivi e quello dei morti.

La mostra, frutto della residenza d’artista, verrà inaugurata venerdì 23 Agosto alle 18:30 presso il Centro Socio Culturale di Bosco Chiesanuova, con un incontro con gli artisti.

Sarà possibile visitarla tutti i giorni (dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20) fino al 1 settembre.

E anche noi di Urbs Picta non ci fermiamo nemmeno ad agosto, vi aspettiamo quindi a Villa Romani, Sona dal 20 al 24 agosto con la proposta per la selezione MAG//ARTE all’interno del MAG//FESTIVAL che si propone come un contenitore di idee e progetti, uno spazio dove incontrarsi e dialogare, uno scambio tra pubblico e artista. Verranno proposte e realizzate delle installazioni “ Site Specific” inserite nel Bosco di Villa Romani fino al termine del festival. Vi troverete a visitare un museo a cielo aperto, scoprendo opere immerse nella natura, che diverrà parte dell’opera stessa. 

Facendo ritorno al centro storico di Verona, da non perdere il talk del 22 agosto con l’artista Francesca Finotti, in mostra presso Spazio Bedeschi, in via del Bersagliere 8E, con la personale It is not an easy path, che vedrà l’interazione tra l’artista e ospiti speciali, scambiando idee e condividendo gli argomenti principali trattati in mostra.

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Continuano le mostre alla galleria Artericambi, Amanda Beech - Cause and effect fino al 30 settembre, a Isolo 17 Gallery, Diego Salezze - Il Giorno e La Notte fino al 31 agosto, alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, Mauro Fiorese -Treasure rooms fino al 26 gennaio 2020 mentre chiudono per le ferie estive Studio la città, Box art Gallery, ARENA Studio d’Arte e Spazio Cordis con le quali ci rivediamo a settembre.


Intervista a Francesca Finotti vincitrice della call for artists di Associazione Culturale Urbs Picta

by Giulia Costa - Urbs Picta

Francesca Finotti (1993) è la vincitrice della call for artists di Associazione Culturale Urbs Picta che prevede una residenza presso Spazio Bedeschi - Artist Residency Art Gallery e una borsa per la realizzazione di un’installazione site specific presso l’Antica Dogana di Fiume ai Filippini in occasione della 6^ edizione del Bridge Film Festival. 

Nata a San Zeno di Montagna, hai vissuto e studiato prima a Verona e poi a Milano. Qual è il luogo dove preferisci vivere e soprattutto lavorare in ambito artistico?

«Mi piace vivere sia il paese che la città. In questo momento vivo a Caprino Veronese in provincia di Verona, dove ho uno studio e vado a Milano quasi ogni settimana. Da poco ho aperto a Milano uno spazio indipendente, BRACE BRACE, assieme ad altri due artisti, Cecilia Mentasti e Francesco Paleari; considero questo spazio soprattutto come luogo di condivisione, incontro e di ricerca. Per me è importante avere la possibilità di spostarmi, avere più punti di riferimento che rispondano a esigenze diverse. Sicuramente dove vivo, a San Zeno di Montagna, sono più portata a un tipo di lavoro introspettivo, di pensiero, mentre a Milano mi dedico alla realizzazione, al lavoro manuale. L’ambiente familiare e rassicurante del paese dialoga con gli aspetti più estranianti ed eccitanti della città, per me sono importanti entrambe le prospettive».

La call chiedeva di proporre un progetto concettualmente vicino al tema del flusso temporale come attesa e sospensione, come mai hai deciso di proporre Untitled 2019?

«Pensando al flusso ho subito visualizzato le miriadi di immagini che ogni giorno ci attraversano, Untitled è un dispositivo di visione attraverso il quale osservare ciò che ci circonda con sguardo opaco; ma è anche un luogo altro, un’eterotopia, dove tempo e spazio acquisiscono proprie connotazioni. Mentre al di là delle vetrate tutto continua a scorrere veloce, all’interno il ritmo cambia, si è invitati a fermarsi. Perdendo la percezione visiva a cui siamo abituati occorre del tempo per ristabilire l’equilibrio, in questo senso si configura lo stato di attesa e in questo momento sospeso lentamente cominciamo a percepire lo spazio attraverso altri sensi. Scopriremo un odore ad esempio, una diversa temperatura, una sensazione viscosa sulla pelle».

Cosa vorresti comunicare agli spettatori con questo progetto?

«Ci sono diversi livelli interpretativi di ciò che ci si pone di fronte, le vetrate sono un ostacolo alla visione, il mio intento è quello di enfatizzare l’atto di “guardare attraverso”, ogni cosa è ridotta a ombre, presenze. Essere all’interno della struttura è come proiettarsi in un ricordo offuscato. L’opera è molto aperta a diverse interpretazioni, quello che mi piacerebbe lasciare è una sensazione fisica, una sorta di déjà-vu costante, l’idea di aver già vissuto un’esperienza simile senza sapere dove o quando».

Come è la figura dell’artista della tua età? Si vive di sola arte e cultura o occorre avere un’altra occupazione?

«Sicuramente dipende dalle possibilità che ognuno ha, per quanto mi riguarda sto portando avanti più lavori. Avevo aperto un b&b cinque anni fa per pagarmi gli studi e sto continuando, da un paio di anni lavoro come assistente per Paola Pivi e tengo dei corsi d’arte alle medie, sono tutti lavori che lasciano spazio alla ricerca personale. Con il tempo le opportunità che si presentano sono più numerose e le istituzioni a supporto dei giovani artisti non mancano, occorre continuare con tenacia».

Prossimi obiettivi? Progetti in corso a cui stai lavorando?

«Per ora mi sto dedicando a una tesi che mette a confronto le caratteristiche estetiche descritte dal filosofo Timothy Morton nel suo libro “Iperoggetti” e le peculiarità delle mostre nel panorama contemporaneo. Allo stesso tempo sto lavorando a un progetto di mostra collettiva assieme a due curatori. La mostra, il cui titolo è Little we see is ours, si terrà a Verona durante i giorni della fiera in uno spazio molto stimolante: un deposito di vecchi pianoforti».


Untitled, 2019 (vetro, ferro, alluminio, olio di cocco, dimensioni ambientali) è un’opera dalla natura multiforme, che crea un dialogo site specific con lo spazio in cui si instaura, un dispositivo di visione, dove l’approccio retinico è compromesso e la percezione avviene attraverso altri sensi, come l’olfatto. 


Ricordiamo che l’installazione sarà visibile dal 10 al 13 luglio durante Bridge Film Festival e sarà possibile incontrare l’artista durante il pannel a lei dedicato.
Mentre
sabato 13 luglio dalle ore 17:00 non perdete "Meet the artist: Urbs Picta con Francesca Finotti e Jessica Bianchera" presso l’Antica Dogana di Fiume .


Verona Contemporanea: luglio

by Giulia Costa - Urbs Picta

La città è popolata da turisti curiosi, i veronesi combattono il caldo estivo fuggendo dal centro città ma Verona Contemporanea ci regala sei nuove mostre da non perdere e quattro giornate di cinema e arte con Bridge Film Festival. L’evento avrà luogo all’antica dogana ai Filippini dal 10 al 13 luglio con documentari, installazioni, concerti, workshop e tante altre attività.

Artericambi// Amanda Beech - Cause and effect dal 1 luglio al 30 settembre

Per la prima volta in Italia, la Galleria Artericambi presenta la personale dell’artista inglese Amanda Beech Cause and effect a cura di Anna Longo.

In mostra, oltre alla video installazione Covenant Transport, Move or Die (2015) che mescola il linguaggio della sociologia scientifica con l’estetica pop tipica dei videogiochi, una serie di lavori bidimensionali composti da pitture, stencil e “buchi” che si concentrano su massime e mantra associati alla correlazione pensare/fare e alle conseguenze sociali.

Il lavoro di Amanda Beech si interroga sui paradigmi estetici e filosofici attraverso i quali le varie autorità istituzionali producono narrazioni individualistiche, metafisiche, razionali e mitologiche che da un lato promuovono la produzione artistica e dall’altro la indeboliscono per il cosciente scetticismo riguardo alla sua efficacia effettiva nella cultura moderna e contemporanea.

Amanda Beech
Self Conception Does Not Equal Self Transformation, 2016 
Paper, digital print, paint
Courtesy Artericambi - Verona

Spazio Cordis// Diego Tonus - Artist’s Proofs dal 27 giugno al 10 agosto

A Spazio Cordis, la personale di Diego Tonus annunciata nello scorso articolo di Verona Contemporanea, presenta due serie di lavori tra le più importanti nella ricerca dell’artista: Fragments of a Conversation with a Counterfeiter e Processing Authorities. A cura di Jessica Bianchera, la mostra invita a interrogarsi sul processo, sul retroscena, sul making of di un’opera, riflettendo sul rapporto tra prodotto finale e prova d’artista. Nella sua pratica, Diego Tonus, utilizza la riproduzione come strumento di investigazione per questionare sistemi di controllo e strutture di potere presenti nel quotidiano. Video, scultura e performance sono tecniche usate per analizzare l’equilibrio fra le modalità del racconto e il suo contenuto, mostrando come queste siano strumenti di potere e di manipolazione.

Studio la città// Jacob Hashimoto - The Heartbeat of Irreducible Curves dal 4 maggio 27 luglio

Jacob Hashimoto incentra la sua ricerca sull’intersezione tra paesaggio e astrazione, attraverso opere a parete, realizzate a partire dai suoi celebri “aquiloni”, creati per l’occasione con pattern inediti. Per questa personale, l’artista ha ridotto molto le misure e diversificato i colori, rispetto alle opere di grandi dimensioni che contraddistinguono il suo operato. Propone qui lavori piccoli, composti da moduli geometrici in carta giapponese con minuziosi collages variopinti.

In alcuni casi i disegni si presentano più rigorosi e schematici, in altri appaiono come delle calligrafie sinuose o dei merletti: tutte queste sovrapposizioni stratificate e leggerissime però, sono accomunate dalla continua ricerca sulla modularità e sul paesaggio. 

L’artista inoltre espone a Venezia, sempre con Studio la Città, all’interno della collettiva Recursions & Mutations, sull’Isola della Giudecca in occasione della 58a edizione della Biennale.

Jacob Hashimoto
installation view: The Heartbeat of Irreducible Curves, 2019
Courtesy Studio la Città - Verona | ph. Michele Alberto Sereni

Palazzo della Gran Guardia// Martino Zanetti - Midsummer night colours dal 29 giugno al 1 settembre

Per gli amanti della pittura, al Palazzo della Gran Guardia Martino Zanetti espone una sequenza di grandi quadri di forte impatto emotivo nei quali il colore si intuisce essere l’elemento fondamentale. Il suo linguaggio espressivo, fondato sulla ricerca cromatica diventa un vero e proprio tema assiale, che si traduce nel lavoro artistico in una materia solida, estremamente viva e vitale. I colori sono per l’artista “il regno di sogni e della memoria”. Le sue opere si ispirano all’astrattismo contemporaneo, in particolare a Francis, senza però incorrere nell’imitazione.

Isolo 17 Gallery// Diego Salezze - Il Giorno e La Notte 21 giugno - 31 agosto    

Con una mostra a cura di Daniela Rosi, Isolo 17 Gallery presenta le opere complesse e di grande coraggio di Diego Salezze, artista autodidatta, noto nel panorama dell’outsider art. L’artista si occupa di temi serali fin da bambino, reiterando sempre. In questa mostra intitolata Il Giorno e La Notte poiché presenta una parte luminosa e una più malinconica e ombrosa, il tema principale è la macchia. I suoi dipinti, di grande carica espressiva, risultano lacerati, sia per la gestualità sia per la povertà dei mezzi e delle superfici. Utilizza prevalentemente colori acrilici insistendo molto sui toni. 

Galleria Spazio 6// Angelo Conte - dal 22 giugno al 9 luglio 

Alla Galleria Spazio 6, Angelo Conte espone una serie di dipinti di matrice surrealista. La sua pittura è libera e stravagante, possiede la stessa capacità narrativa di uno scritto poetico. Le pennellate sono dense e decise, stendono colori brillanti, che rendono la visione vivida, con i personaggi e gli oggetti che sembrano pronti a emergere dalla tela. 


L’estate è iniziata ma Verona contemporanea non va in vacanza

L’estate è iniziata ma Verona contemporanea non va in vacanza.

Da non perdere assolutamente nel mese di giugno:

Prorogata fino al 14 giugno Spazio Cordis ospita la personale Michal Martychowiec. Empty Room a cura di Jessica Bianchera. Michal è un giovane artista polacco che ha ragionato per questa mostra a proposito di concetti di violenza e libertà in rapporto ai cambiamenti storici e sociali nell’ambito della comunicazione e dell’esercizio del potere. Troverete una raccolta di installazioni, disegni e neon.

Sempre nel mese di giugno, il giorno 27 verrà inaugurata la mostra Diego Tonus. Artist Proofs, una riflessione sul concetto di prova d’artista e falso.

A Studio la Città troverete fino al 27 luglio The Artifact Labyrinth: unfixed histories and the language of transformation, mostra di un collettivo di quattro artisti Statunitensi curata da Jacob Hashimoto. Dave Hardy, Dave Kennedy, Elizabeth Moran e Abbey Williams, si confrontano attraverso le loro opere installative, scultoree e concettuali.

Ad ARENA Studio d’Arte è visibile per l’ultimo giorno la personale di Rolando Tessadri Il colore unico a cura di Vittoria Coen, raccolta di circa 30 opere che fonda le radici dell'astrattismo geometrico.

ABCDEFG di Jacopo Mazzonelli, 2015/16 (Fondo Privato Acquisizioni, Verona)

Al Giardino Giusti, cuore del quartiere storico di Veronetta, avrete la fortuna di vedere fino al 30 giugno l’opera ABCDEFG di Jacopo Mazzonelli in collaborazione con AGIVERONA Associazione Culturale, Paolo Maria Deanesi Gallery, Galleria Giovanni Bonelli courtesy Collezione privata. La curatela è di Jessica Bianchera per il ciclo “Ectopie” di Spazio Cordis nell’Appartamento ‘900 del palazzo storico, che sta ripensando lo spazio delle sale interne precedentemente vuote, con l’inserimento di oggetti e una selezione di piante per opera di Flò Fiori di Bologna.
ABCDEFG di Jacopo Mazzonelli, 2015/16 (Fondo Privato Acquisizioni, Verona)

A La Giarina è in corso la mostra curata da Luigi Meneghelli, Le parole in rivolta raccoglie opere di 14 artisti JULIEN BLAINE – JEAN FRANCOIS BORY – GEORGE BRECHT – GIUSEPPE CHIARI – HENRI CHOPIN – PAUL DE VREE – BERNARD HEIDSIECK – EMILIO ISGRO’ – EUGENIO MICCINI – ALAIN ARIAS MISSON – LADISLAV NOVAK – SARENCO – BEN VAUTIER – FRANCO VERDI. Pone l’accento sull’inversione ironica dei significati e sulla sorpresa e imprevedibilità prodotta dal cortocircuito che s’instaura tra parola e immagine, suscitando una sorta di spaesamento nei confronti di quella che è l’ossessionante panorama di segni, simboli e figure che regolano la società dei consumi.

Il 21 Giugno alle 19.00 verrà inaugurata a Fonderia 20.9 A Certain Bloom Kristina Bengtsson a cura di Paola Paleari.

E infine alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti è possibile visitare la mostra Treasure Rooms sostenuta dalla Galleria Boxart la quale raccoglie una serie fotografica di Mauro Fiorese di alcuni dei più importanti depositi museali,custodi e cuore pulsante dei Musei.

La mostra è accessibile fino al 22 settembre, quindi c’è ancora del tempo.

Giulia Costa dell'associazione Urbs Picta ha scritto questo articolo. Grazie per questo prezioso contenuto.


È arrivata la Salmon Map per l'arte contemporanea a Verona

Forse alcuni di voi già l'avranno tra le mani, per tutti gli altri ci sono due strade: andare nei luoghi presenti sulla mappa e prenderne una copia oppure scaricarsela in pdf qui (o qui per il jpeg).

Ma non è tutta farina del nostro sacco!

Vi pare che noi salmoni poco studiati potevamo realizzare un progetto così? Ci lusingate! Sta di fatto che senza la collaborazione con l'associazione URBS PICTA, tutto questo non sarebbe stato possibile!

Da ringraziare anche i mitici salmon-stampatori di Grafiche Siz, idoli totali come sempre, e per questo specifico progetto un grazie sentito anche ad Art Verona e AGSM.

Cosa succede ora?

Ora stiamo lavorando alle mappe dei quartieri con qualche idea in cantiere anche per questo filone di mappa tematica...Siamo comunque aperti a suggerimenti e collaborazioni!

Hai un'attività e vorresti fosse inserita nella mappa? Hai un b&b e vorresti qualche mappa per i tuoi ospiti? Hai qualche domanda in generale? Scrivici due righe qui.

Una pinna sulle spalle,

I salmoni


Supercontinent², la XXXVII edizione di Drodesera, Centrale di Fies

A un mese da Supercontinent², la XXXVII edizione del festival Drodesera, presso la Centrale di Fies (Dro, TN) tracciamo un bilancio della nostra visita e della nostra esperienza. C’è voluto un mese, perché fa caldo prima di tutto e perché le informazioni da processare erano veramente tante. Premessa: era la primissima volta che visitavo il festival, che a quanto pare è alla sua TRENTASETTESIMA edizione. Abito a Verona da più di dieci anni - fatta eccezione per un periodo all’estero - quindi mi domando come ho fatto, io che ho studiato e mi occupo di arti visive contemporanee, a non sapere dell’esistenza della Centrale di Fies, del festival e di questo mega progettone sulle arti performative che esiste dagli anni ’80 e che da allora si è evoluto a dismisura includendo un programma di residenze (“AUGMENTED RESIDENCY” come le chiamano loro), progetti di didattica per avvicinare i più piccoli alle professioni legate al mondo dell’arte (non a caso hanno scelto di chiamarlo “Enfant Terrible”), una collezione in continua espansione di materiali legati al mondo della performance.

"Mea culpa, forse sono una capra più che un salmone."

Rodrigo Batista_photo credits Alessandro Sala

Rodrigo Batista_photo credits Alessandro Sala per Centrale Fies_Live Works vol 6

Allora visto che forse anche alcuni di voi non conoscono questa realtà o magari sì ma non ci sono mai stati, vi vogliamo raccontare un po’ di cose su Fies, così l’anno prossimo ci andiamo tutti insieme. Potrà spaventarvi l’idea che si tratti di un “festival per le arti performative”, a sentirlo dire sembra una cosa super difficile, impossibile da capire, magari un po’ noiosetta, per gente super colta che ti guarda dall’alto in basso.

Non è così:

c’è anche un giardino dove bere birrette all’aria aperta (che costano anche incredibilmente poco ma fate bancomat prima di partire perché lì non c’è e potreste rimanerci molto male) e ascoltare musica figa con dj fighi fino a notte fonda. Ma le birrette economiche non sono l’unico motivo per cui raccomanderei a tutti - anche a chi non sa proprio nulla di arte, performance, teatro e simili - di andare a farsi un giro al festival Drodesera.

Ci sono infatti almeno altri 3 ottimi motivi:

1. La location spettacolare:

una centrale idroelettrica inserita nel biotopo delle Marocche, una delle più importanti testimonianze di archeologia industriale del Trentino che per metà funziona ancora e nell’altra metà al posto di produrre energia elettrica si produce energia creativa. Centomila punti alla location! Sembra un castello, ma non lo è e si offendono se ti sbagli quindi occhio. Hanno fatto anche degli striscioni enormi sulla facciata che dicono “this is not a castle” così lo sai già prima di entrare. Anche perché nei castelli di solito si facevano cose parecchio noiose mentre nelle centrali idroelettriche ci si diverte e basta. Quindi ecco: natura incontaminata tutto intorno, con queste enormi montagne che ti fissano e ti ipnotizzano + mega edificio di archeologia industriale interamente recuperato e riqualificato (ma senza perdere identità) per essere riconvertito in “centro di produzione delle arti e sede del primo incubatore culturale based italiano” (che poi oggi va molto di moda ridestinare ad attività artistiche e culturali gli spazi di archeologia industriale, ma quando è nato questo progetto era una novità assoluta);

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2. L’esorbitante quantità di attività

per tutti i gusti e tutti i palati. Questo è un pregio ma anche un po’ un difetto perché rischi l’effetto “indigestione”: tante proposte una dietro l’altra e alcune contemporaneamente che ti senti come in una centrifuga e corri di qua e di là per vedere tutto ma ti viene anche un po’ l’ansia. Però i festival, si sa, sono così. Poi non capisci bene “cosa è dove” e rischi di fare confusione. Quindi, se vuoi vederti tutto, meglio prepararsi un planning da casa in modo da arrivare preparatissimi, studiatissimi e pronti all’attacco. In verità non è neanche necessario vedere proprio tutto, per esempio io sono andata con il mio ragazzo, che quando ha visto balenare nei miei occhi il classico sguardo da psicopata “facciamo tutto, vediamo tutto, corri corri” mi ha riportata alla ragione convincendomi del fatto che 3 o 4 spettacoli su 6 andavano più che bene se volevamo anche goderci il famoso praticello con le birrette (nonostante la pioggia, che sfiga! Portatevi l’ombrello perché pare che a Fies piova sempre almeno una volta. È una tradizione. Io non ce l’avevo e me la sono presa tutta mentre l’addetta stampa cercava di spiegarmi le ventimila cose da vedere, fare etc. etc.);

Cosmesi fa un disco_COSMESI

3. La possibilità di fare qualcosa di "diverso"

sentendosi anche fighi perché ti diverti imparando molte cose che non avresti mai immaginato.

Come dicevo Fies NON è solo per “addetti ai lavori” e anche chi non ne sa proprio nulla di performance e arte e teatro può godersi gli spettacoli e scoprire cosa combinano sia in Italia che all’estero. Fies infatti è un vero catalizzatore: negli anni è diventato un punto di riferimento a livello internazionale. È quindi un’occasione di incontro e confronto molto importante che offre contemporaneamente un’ottima possibilità di far conoscere le bellezze del Trentino a tutto il mondo. Il bello della performance e del teatro poi è quello di parlare un linguaggio che non necessariamente presuppone un background specifico.

Giovanni Morbin_Performance_Concerto a perdifiato_ph credits Roberta Segata

Giovanni Morbin_Performance_Concerto a perdifiato_ph credits Roberta Segata

Certo se ne sai a pacchi puoi anche fare maggiori valutazioni sul lavoro e sulla ricerca di quell’artista o di quel collettivo, ma anche se non ne sai nulla puoi benissimo goderti lo spettacolo. Prima di tutto hanno una durata media tra i 30 minuti e un’ora quindi non devi più di tanto mettere alla prova la tua capacità di resistenza e poi spesso chi lavora in quest’ambito porta un’esperienza, propria ma anche universale, cerca il confronto con il pubblico per testarne le reazioni, offre spunti di riflessione che ognuno può sviluppare in base a ciò che sa e a ciò che è. Che poi è quello che fa tutta l’arte ma mi rendo conto che forse è più facile assistere a una performance o a uno spettacolo teatrale che visitare soli soletti una mostra con tutti quegli oggetti (apparentemente) muti che ti fissano dalle pareti e dai pavimenti e sembrano giudicare la tua difficoltà nel comprenderli. La performance utilizza un linguaggio che cattura più facilmente l’attenzione del pubblico perché nella performance succede qualcosa.

Noi, generazione dell’immagine in movimento e della noia facile, cresciuti a pane e tv, non sopportiamo la staticità e abbiamo il livello di attenzione di un pesce rosso (tranne i salmoni, quelli sono attentissimi e ipericettivi). Infatti non so nemmeno perché continuo a scrivere visto che ben pochi avranno la pazienza di leggere tutta questa sbrodolata: era meglio fare un video in cui dire “Fies è molto bello, andateci” e tutti lo avrebbero visto e l’anno prossimo pulmanate Verona-Dro per andare a vedere le performance.

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Ora, cercando di stringere visto che il capo redattore mi ha detto “2000 battute sono già tante” e siamo a 6876 spazi inclusi, veniamo alla ciccia (ma neanche troppo). C’è da dire che quando ho saputo di Drodesera e la Centrale di Fies mi sono parecchio emozionata e documentata sulle cose meravigliose che sono successe da quel lontano 1981 in cui una coppia di visionari - Barbara Boninsegna e Dino Sommadossi - pensò di aprire in Trentino un centro per le arti performative. Erano anni ruggenti per la performance, che aveva sparato i suoi colpi migliori e più sconvolgenti negli anni ’60 e poi ’70 con Allan Kaprow e i suoi happening, Yoko Ono che si faceva tagliare i vestiti, Joseph Beuys con le sue “Azioni”, Chris Burden che si legava ai maggiolini e Marina Abramovic che andava alla ricerca di nuovi stati percettivi tra i nativi dell’outback australiano o nei templi tibetani, ma continuava a crescere ed evolvere. L’Italia non era proprio in primissima linea e se volevi trovare della ricerca un po’ più d’avanguardia e un contesto meno provinciale e più internazionale dovevi andare a Roma o a Milano (un pochino è ancora così purtroppo anche se sono sorti diversi poli di attrazione in vari luoghi anche periferici, come Dro appunto).

"Quindi pensare a un festival dedicato alla performance in Trentino negli anni ’80 è stata veramente un’idea ardita ed è sorprendente pensare a come l’amministrazione comunale abbia dato pieno sostegno all’iniziativa."

Bravi! Detto questo nel ripercorrere la storia del festival ho avuto un pochettino l’impressione che le energie siano andate calando e piano piano Drodesera si è per così dire “normalizzato”. Certo le proposte sono sempre di alto livello e anche quest’anno ci sono state prime nazionali di tutto rispetto, come Unforetold di Sarah Vanhee per citarne una della giornata di sabato 28 luglio, che è quando sono andata io. Un lavoro molto poetico sulla “costruzione del buio” creato in collaborazione con il centro d’arte belga CAMPO e che ha portato in scena sette bambini impegnati in una regressione all’archetipo (un’ora di buio e quasi silenzio in cui scopri che il pubblico non è in grado di mantenere la concentrazione e stare fermo e zitto). Ma in generale l’impressione è un po’ quella dei “già visti” e quindi credo sia stato un festival molto soddisfacente per le new entry del settore e un pochino meno per chi bazzica il mondo dell’arte e del teatro da un po’. Per esempio, Philipp Gehmacher ha portato un lavoro nuovo per il panorama italiano, ma era già stato a Dro l’anno scorso, oppure Giovanni Morbin - a cui Drodesera ha dedicato una mostra e che è stato guest performer - è un’artista che stimo molto e seguo abbastanza ma… non lo avremo visto già moltissime volte tra Veneto e Trentino in particolare? Diciamo che mi ero fatta l’idea che la Centrale di Fies fosse un catalizzatore del nuovo, un luogo dove andare a scoprire cosa succede nel mondo della performance oggi.

Forse la verità è che succede poco?

Certo negli anni ’60, ’70 e ancora negli ’80 chi decideva di lavorare con questo medium era un visionario e il pubblico ne rimaneva strabiliato, terrificato, meravigliato, disgustato, commosso, colpito e via con tutta la gamma delle emozioni. Oggi stiamo un po’ stagnando in una situazione in cui all’artista fare qualcosa di nuovo sembra impossibile e lo spettatore ha effettivamente già visto tutto. È difficile trovare intensità in una ricerca, autenticità in un progetto ed è ancora più difficile lasciarsi meravigliare. Detto questo direi che il nostro bilancio si può chiudere più che in positivo con la promessa di tornare a Dro l’anno prossimo e la speranza che ci veniate anche voi!

07_Ursula Mayer_photo credits Eleonora Tinti per Centrale Fies_Live Works vol 6