Salmon n' Chips

I Salmoni hanno nuotato anche nella Manica. 

Proprio così, Inghilterra. Questa volta a chiacchierare con noi è Andrew Cushin nel retro del The Factory dove lo scorso Novembre c’è stato l’evento Britwall, una figata. 

Andrew è un ragazzo giovanissimo di 22 anni prodotto da Songbird e supportato *niente poco di meno* che da Noel Gallagher.

È inutile: il brit-pop piace alle vecchie e alle nuove generazioni e Andrew ci sta proprio dentro a questa vibe qui. 

La scoperta intrigante è che non era mai stato in Italia fino ad ora e ovviamente la domanda che sorge spontanea è “Ti piace?” e lui super entusiasta dice “Praticamente non voglio tornare a casa. Il cibo e le persone sono fantastiche. Ho trovato una somiglianza tra Verona e la mia casa, New Castle, a nord est dell’Inghilterra: le persone sono molto simili, amabili, accoglienti e dal cuore grande. A Verona ovviamente il cibo è migliore”. 

Quanto è bello sentirsi dire che i veronesi sono amabili e accoglienti? Non ce lo aspettavamo per niente, e infatti è quello che gli abbiamo raccontato.

Di solito sentiamo dire il contrario…” 

«Assolutamente no. Le persone mi hanno davvero accolto con il cuore, dalle quelle nei negozi, a quelle nei ristoranti, fino ai passanti per strada. Una cosa che ho trovato divertente è che qui tutti sembrano più giovani di quello che sono. Stavo parlando con una ragazza l’altro giorno e pensavo avesse 19 anni quando in realtà ne aveva 27. What the f*ck??”

Ma parliamo della tua musica: come hai cominciato?

“Ho imparato a usare la chitarra quando avevo 16 anni. Prima di allora non mi ero mai interessato alla musica, in realtà è un amore nato un po’ per noia. Mia madre è una brava cantante e ha cantato in diverse band quindi ho iniziato a cantare anche io. A 18 anni è iniziato tutto con la mia prima esibizione e dopo 3 settimane è stato coinvolto il mio attuale manager e anche Noel Gallagher, quindi tutto è diventato enorme in poco tempo.”

Il suo stile si può dire nasca anche dall’influenza che ha avuto ascoltando artisti Paul Weller, Neil Young, Bob Dylan, Jake Bugg e Noel Gallagher al quale si ispira. 

“Ciò che mi piace di questi artisti è che sono semplicemente loro, un uomo a una chitarra. Non hai bisogno di una grande band intorno a te, non hai bisogno di un grande rock-show. A volte quello che serve è solo una chitarra. È quello che ho pensato quando ho ascoltato Jake Bugg la prima volta”. 

Sei mai stato a qualche talent show?

“No, mai. Piuttosto mi venivano offerti 50 o 60 pounds per suonare e lo facevo totalmente per amore della musica, non ho mai partecipato a niente del genere. Faccio musica perché ho qualcosa da dire e mi basta questo. Ho cominciato nei pub nel Nord Est dell’Inghilterra e forse c’erano 12 o 13 persone che magari erano impegnate a guardare la partita e nessuno stava ascoltando. Se non cominci dai piccoli show, non ti meriti quelli grandi. Al giorno d’oggi molte persone possono essere famose perché hanno i soldi o perché conoscono qualcuno di famoso, ma quando io ho suonato in grandi posti non ho mai avuto niente a che fare con tutto questo, perciò sono fiero di aver fatto tutto da solo e di crescere a poco a poco. Non ha senso essere grandi grazie a niente, quindi sono grato di fare da solo quello che faccio: il successo viene col talento e determinazione, non lo raggiungi se non hai una delle due”.

“Spiegaci un po’ come ha fatto Noel Gallagher a trovarti!”

“Grazie al mio manager. Lo conosceva da un po’ di anni e gli ha mandato una delle mie canzoni registrata in un pub. L’ha ascoltata, gli è piaciuta, mi ha invitato a Londra e siamo andati in studio. Da quel momento in poi, show sempre più grandi. Lui è fantastico, siamo sempre in contatto.” 

Tutto ciò è assurdo.

Gli abbiamo infine mostrato la nostra mappa Salmon x UDU con tutte le chicche su dove mangiare, bere e divertirsi e Andrew era super gasato perché vuole conoscere di più della nostra città e non vede l’ora di tornare.

Noi, invece, non vediamo l’ora che torni lui per prendere una barretta insieme, da veri British.

 

di: Aurora Lezzi

                 

 

 

 


Succede a Campo...

Cari salmoni, se nella vostra vita siete già stati a Campo di Brenzone, non servono presentazioni. Se invece non sapete di cosa parliamo, bisogna rimediare, perché a questo minuscolo borgo antichissimo sul Lago sul di Garda si associa un’unica parola: magia.

Noi lo conosciamo perché da anni un gruppo di sognatori indefessi organizza le Notti magiche a Campo (to’ guarda, “magiche” anche loro), cioè una rassegna di concerti di vario genere, dall’omaggio a Luigi Tenco con la band di Ottolini a Gino Paoli. Sono concerti che si ascoltano seduti su un prato fra un centinaio di ulivi secolari, la brezza che rinfresca l’aria, le stelle a pizzicare il cielo, con il lago da una parte, il Baldo dall’altra e una meravigliosa cornice di case in pietra.

Qualche mese fa il sogno sembrava sul punto di svanire, quando il nostro gruppo di indefessi, capeggiato da Sonia Devoti, già presidente del C.T.G. Brenzone, si è lanciato in un’avventura ancora più idealista: in 8 amici hanno fondato l’impresa sociale “Campo Teatro degli Ulivi” e hanno rilanciato. Ci ha raccontato lei stessa com'è andata...

«Circa un anno fa è venuto a mancare il proprietario del terreno, che ci concedeva in affitto per fare “Notti magiche”, e gli eredi ci hanno chiesto di sbaraccare il palco e le altre cose accatastate lì. Il terreno era stato messo in vendita. Da quel momento si poteva chiudere in maniera definitiva l’avventura di 27 anni di musica. Allora è nata un’idea, che all’inizio sembrava una follia, poi è diventata sempre più percorribile, grazie all’incoraggiamento e al supporto di un gruppo che si è creato in maniera abbastanza spontanea: abbiamo acquistato il campo».

È stato facile?

«In realtà c'erano vari interessi, perché da questi 150 ulivi si fa un olio buonissimo, come in tutta quest'area del lago, quindi c'erano varie aziende agricole interessate. Ma i proprietari hanno preferito noi, questo è importante dirlo». 

Qual è il progetto, cosa volete fare nell’uliveto?

«L’idea è mettere un palco, fare un teatro e organizzare eventi musicali durante l’anno… Adesso abbiamo i concerti di Natale dedicati alla vocalità, per esempio i Neri per caso questa domenica, poi ci saranno altri appuntamenti in primavera e in estate. In generale, vogliamo implementare il progetto “Notti magiche”, quindi organizzare appuntamenti musicali di vario genere, dalle arie d’opera, al musical, alla musica leggera, al teatro: insomma, rendere questo luogo vivo grazie a una programmazione assidua e di qualità. Poi l’altra cosa che vorremmo fare è abbinare la musica all’arte, perché l’appezzamento si presta a installazioni di arte contemporanea, che si integrino bene con l’ambiente e nel rispetto assoluto della bellezza di Campo».

Wow. Sappiamo che avete anche lanciato la campagna “Adotta un ulivo”… cioè?

«“Adotta un ulivo” è un modo per entrare a far parte di questo progetto, di questo sogno. Chi adotta l’ulivo con un’offerta minima di 1000 euro una tantum, quindi una volta per sempre, adotta uno dei 150 ulivi secolari della tenuta e lo lega al suo nome o a quello di qualcuno che, magari, vuole ricordare o omaggiare. Ai soci sostenitori che adottano l’ulivo sarà dedicato un concerto particolare, godranno di scontistiche o ingressi omaggio e riceveranno una bottiglia di olio quando la raccolta sarà buona come quest’anno. Soprattutto, è un modo per contribuire al progetto Campo Teatro degli Ulivi».

Ok, come si fa?

«Basta scrivere una mail a teatrocampoulivi@gmail.com. Le adozioni saranno aperte a partire da gennaio, perché da quel giorno sarà possibile godere di una detrazione del 30% grazie al Pnrr. L’acquisto del terreno è stato completamente autofinanziato ed è un modo per chiedere una mano alla comunità».

Ok, sembra che le buone notizie esistano a Verona, che i sognatori trovino uno spazio e un po' di coraggio, che il progetto sia rispettoso dell'ambiente, dell'identità del luogo e dei bisogni della comunità che ci abita. Marchio "Salmone DOC" subito. Anzi, andiamo da loro a prendere lezioni.